Resoconti

60 persone e forse più

Redazione

lbaldini

15 febbraio 2015

Eccoci qua cari di Arcoiris, dopo svariate mail organizzative e una documentazione ricca e interessante non poteva mancare il nostro tradizionale resoconto: con notevole ritardo ma per ricordare insieme a chi c’era e per raccontare a chi non c’era della nostra passeggiata a Centocelle accompagnati e guidati da Caterina: una passeggiata di ben 7 chilometri come ci hanno assicurato Caterina e Massimo che l’hanno preparata dopo accurati sopralluoghi.

Come avrete saputo dalle mail che hanno preceduto l’evento il gruppo era di ben 60 persone e forse più.

Il cielo era plumbeo e c’era un vento fresco ma Centocelle si è rivelata come una periferia piena di storia e di dignità.   

Il parco di villa De Santis e lì vicino il parco archeologico di Centocelle, da dove abbiamo iniziato, ci raccontano con i loro resti, di una via Labicana (oggi via Casilina) dove, al tempo degli antichi Romani, la vita si svolgeva tra ville, terme, catacombe, residenze militari e ancora nel Medioevo tenute agricole:  non so a voi ma a me fa sempre un certo effetto stare e osservare la vita che si svolge oggi negli stessi luoghi dove in tempi passati vivevano altri uomini e altre donne, dove scorrevano altre esistenze tra strade e campagne. E da questo punto di vista questo quartiere è tutt’altro che anonimo e insignificante.

E cammina cammina tra chiacchiere e saluti, tra nuove conoscenze e una sosta al bar oltre a un’ordinata fila alle toilette, abbiamo sottopassato la via Casilina e la linea del tranvetto, perché così noi del posto abbiamo sempre chiamato con un certo affetto, il trenino che ha il suo capolinea alle  Laziali di Roma Termini.

Siamo così arrivati alla stazione della nuova Metro in viale Togliatti che proviene da fuori città e cioè da Pantano nel comune di Montecompatri: come sappiamo la sua costruzione è stato proprio un parto difficile e doloroso ma questa linea è bella e tecnologicamente moderna e noi speriamo che presto ci farà raggiungere S.Giovanni e ci collegherà alle altre linee metro di Roma.

Continuiamo a spasso dentro al quartiere davanti a un monumento della Resistenza, perché in questa piazza non c’è solo la targa sul muro di un palazzo con  i nomi dei partigiani morti in queste vie: qui dal ’43 alla Liberazione la storia s’è fatta ogni giorno e ogni notte vigilando e combattendo mentre ognuno faticosamente e coraggiosamente viveva sperando tornasse presto la pace.

Ancora per vie e piazze che per gran parte sono state disegnate e hanno preso forma dopo la guerra e soprattutto negli anni 50 e 60 con  nuove palazzine, tra gli orti e i campi coltivati che ancora c’erano: già perché dimenticavo di dirvi che a Centocelle non ci sono palazzoni e il cielo si vede meglio.

Ai romani che ci abitavano si aggiunsero così altri italiani, dalla Calabria, Sicilia, Abruzzo, Marche e dalla vicina Ciociaria e oggi ancora sono arrivati e abitano in quartiere famiglie di indiani, rumeni, cinesi e africani.

Poi è stata la volta di Gualtiero in piazza dei Mirti che ci ha raccontato con i suoi versi a tratti intimi e divertenti di quando da studente il tranvetto delle 7 e 23 lo portava a scuola, incredibilmente pieno  e traballante fino al centro di Roma oppure più semplicemente …..a Roma.

Questa passeggiata insieme mi ha fatto ricordare che io sono arrivata a Centocelle con la mia famiglia quando avevo otto anni, le case qui costavano meno e così i miei genitori sono diventati, seppure faticosamente, tra risparmi estremi e  cambiali puntuali come orologi, proprietari di un appartamento ….e quando era la scadenza i nonni ci aiutavano un po’ perché sennò i soldi non bastavano per fare la spesa.

Non saprei definire bene che effetto mi facesse quell’immagine enorme di quel santo dipinto sulla facciata della chiesa di san Felice, certo  mi inquietava un po’ con quegli occhi che sembravano fissare chiunque capitasse da quelle parti.

In quegli anni a Centocelle si costruiva tanto e velocemente e, come spesso accade, servizi e  infrastrutture non erano sempre efficienti e adeguati: spesso io e la mamma, appena i rubinetti di casa non davano più acqua, dovevamo correre alla fontanella vicino casa con recipienti vari ma per quanto lasciavamo tutto e ci sbrigavamo, la fila in strada era già abbastanza lunga.

E quante chiacchiere, quante riflessioni, quanto stare insieme di ritorno da scuola e poi per tanti anni ancora: con Caterina da 49 anni tra queste strade: io non ho avuto esperienza di paesi o piccole comunità però sono contenta di essere cresciuta in un quartiere che per certi versi è stato ed è un po’ paese….e in senso buono!

Ci siamo salutati tra gli alberi e le panchine del forte Prenestino: qualcuno ha finito qui la passeggiata ma in 40 abbiamo raggiunto il “Quagliaro” trattoria famosa per le quaglie arrosto e altri buonissimi e ben cucinati piatti tipici romani: c’eravamo solo noi nel locale ma non è finito tutto a tarallucci e vino eh no, non è nel nostro stile…..!

Nadia

 

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