Resoconti

una città aperta a tutti

Redazione

lbaldini

Sabato 8 e Domenica 9 novembre
T – Trekk urbano a Livorno

Il 2014 è decisamente l’anno dei trekking urbani, addirittura due di seguito e così, dopo Ancona, ecco la squadra pronta a conoscere un’altra bella ed interessante città italiana. Si parte venerdì 7, chi con il treno, chi con la macchina, c’è chi è lì dal giovedì, ma una volta arrivati siamo tutti e 27 presenti dall’inizio alla fine del tour, senza gli andirivieni di certe uscite urbane. Questa volta sono stati Patrizia e Giuseppe a proporre la città e qualcuno si è chiesto cosa mai avesse di particolarmente interessante una piccola città di provincia senza neanche una storia gloriosa e antica alle spalle. Il nostro Bel Paese, però, ci regala sempre sorprese, anche il piccolo è bello, interessante, stimolante e carico di storia. Una storia da conoscere e da rispettare come le nostre guide ci hanno fatto scoprire. Ancora grazie a Patrizia ed al suo consorte per averla scelta.
La prima sera, dopo gli incontri ed i saluti consueti, ci dirigiamo verso l’Antico Moro pronti a gustare chi il caciucco (piatto tipico livornese, nato come piatto povero ed oggi arricchito con frutti di mare e crostacei che certo i poveri non potevano permettersi) e chi una pantagruelica cena a base di pesce. In ogni caso si mangia bene, si beve tanto, si chiacchiera ancora di più. Si torna in albergo per riposare ed essere pronti e scattanti il giorno dopo.
Ed arriva il sabato, ci dirigiamo puntuali verso il mercato coperto che, come ci avevano già anticipato i nostri ottimi organizzatori, è una struttura di fine Ottocento. Chi si aspettava, però, quest’edificio liberty pieno di fascino e vita che si staglia vicino al fossato che circonda Livorno? Certo nessuno di noi. Ci siamo subito sbizzarriti a girare tra banchi pulitissimi, ad acquistare cibarie diverse e a chiacchierare con i gentilissimi e disponibilissimi livornesi. C’è di tutto, dal parrucchiere ai bagni puliti, dai bar alla zona fasciatoio. Come non rimanere incantati? Attenti, attenti l’incanto non è finito, anzi, sta solo iniziando grazie a Iurica, la guida che ci condurrà per i canali della città in battello e mentre ci racconta la storia antica e quella contemporanea della sua città i nostri occhi osservano e le nostre orecchie ascoltano una storia strana. Quella di una città- porto voluta e popolata dai Medici, di una città aperta a tutti coloro che rispettano le sue leggi e dove tutti, perfino gli Ebrei perseguitati ovunque all’epoca, riescono a trovare un proprio spazio. Una città ceduta, venduta, fiera e battagliera, bombardata e rinata. Iurica ci porta anche alla Fortezza Medicea e ci spiega, perfino, come si fa il vero ponce livornese. C’era da aspettarselo che gli eterni goduriosi di Arcoiris volessero subito provarlo, “prima delle 14, perché il caffè (solo la base del ponce) più tardi non lo posso bere.” E che dire del rum (altro elemento essenziale dell’intruglio) già alle 14? Nel pomeriggio saranno Patrizia e Giuseppe a condurci in giro per la città e per i suoi quartieri. Cito solo due luoghi: il teatro dove è nato il P.C.d’I. nel 1921 (qui è nata la storia di un grande partito di massa che in molti abbiamo criticato in passato e che in questi tempi strani alcuni rimpiangono) ed il quartiere Ovosodo che deve il suo nome ad una sorta di sberleffo ad opera dei livornesi (che così lo ribattezzarono perché i colori che lo contraddistinguono sono il bianco ed il giallo) e la sua fama all’omonimo film di Virzì. Questa città è piena di cultura, di grande cultura. Proprio qui è stato stampato Dei delitti e delle pene. Vi pare poco? Il resto del pomeriggio libero e molti di noi si son recati al Museo Fattori (il più noto esponente dei Macchiaioli, per intenderci). La cena di sabato? Ottima ed abbondante, troppo abbondante! Questa volta a base di carne in enoteca.
La domenica mattina avevamo appuntamento con un’altra guida nella nuova sinagoga livornese (quella vecchia è stata distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, come quasi tutta la città). La storia della convivenza antica tra persone di origine diversa, di diversa religione, di diversa appartenenza, tipica della tradizione della città, ci ha fatto conoscere un modo possibile di incontro tra persone e di scambio pacifico che a Livorno si è vissuto per secoli e che ancora sembra di respirare. Mi chiedo e ci chiediamo: è ancora possibile ritrovare quella capacità di accoglienza e di inclusione che fa (o faceva) parte della storia italica? A giudicare dagli ultimi fatti sembra di no. Basta pensare a ciò che vediamo e sentiamo su Tor Sapienza… Peccato! Quanta ricchezza perdiamo. Le uniche persone che proprio non vanno giù ai livornesi sono i pisani ed i fiorentini. Sono un po’ indigesti e sentono qualcosa in gola “quella specie di ovo sodo dentro, che non va né in su né giù”.
E dopo la sinagoga? Visita a casa Modigliani, altro grande livornese. C’è che ha voluto strafare ed ha seguito una lezione di cucina Kosher e chi si è incamminata verso la ricerca di un posto dove pranzare prima di ripartire ed anche qui l’organizzazione di Patrizia e Giuseppe è stata più che all’altezza. Ci hanno fornito vari indirizzi di locali da sperimentare.
Cosa vogliamo di più dalla vita? Un Lucano. Ma no, un altro ponce.
E via verso nuove avventure… La prossima sarà più vicina. Roma ci aspetta, a dicembre con Gualtiero. Per chi non era a Livorno: il calendario di Arcoiris è pronto, noi lo abbiamo preso e voi che cosa aspettate?
Caterina

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