Nadia - Noi e Lei

FERRROVIERE

Redazione

lbaldini

Fine anni ’70 inizio anni ’80 assunte nella allora grande Azienda Autonoma

delle Ferrovie dello Stato.

In tempi diversi, ma con le stesse modalità, molliamo tutto in nome della nostra indipendenza soprattutto economica iniziando un nuovo viaggio, tu a Bologna, io a Venezia.

Che città!! Gustiamo sapori nuovi.

Era la gioventù? Il fatto di essere indipendenti? Si, ma erano anche tempi diversi che abbiamo avuto la fortuna di attraversare.

Quanti momenti della tua vita non conosco, eppure ho sempre sentito con chiarezza quello che mi piaceva di te: la capacità di vivere il presente, a differenza di me, senza nostalgie.

Provo ad aprire i cassetti del mio cuore, dove tutto quello che conta per me trova posto, e subito mi ritrovo ospite nella tua casa al centro di Bologna, dove hai vissuto con altre giovani “ferroviere”. Si discute fino a tardi, si suona la chitarra. Condividiamo, in altre parole, il nuovo vissuto orgogliose del nostro essere donne.

Sei contenta, ti piaci, sei orgogliosa dei tuoi lunghi capelli ricci. Capelli che lasci finalmente liberi da code e chignon.

Ed eccoti a Venezia con tuo fratello, e poi ancora nella mia nuova casa, a Malcontenta, quando vieni a trovarmi con Caterina e altre amiche, per il Carnevale di Venezia.

Poi tu rientri a Roma, io rimango a Venezia. Ma non ci siamo mai perse.

Sei sempre rimasta un riferimento, la tua pacatezza, la tua positività, la voglia di vivere sempre con ottimismo i cambiamenti.

Nel corso degli anni ci rivediamo, sì sporadicamente, ma ritrovandoci immediatamente. Condividiamo le vicissitudini del Partito, i candidati alle primarie, le problematiche relative ai nostri genitori anziani da assistere. Mi aiuti nella ricerca delle badanti.

Uno degli ultimi ricordi che ho di te: quelle domeniche, io a Roma per assistere mia madre, tu che porti a passeggio tuo padre in carrozzella, che “combiniamo” per un veloce caffè in un bar di Centocelle, il nostro quartiere.

Mi racconti del coro, delle tue molteplici attività.

Ma ora non riesco nemmeno a chiudere questi cassetti della memoria: tutto si mescola, ma ti sento fortemente dentro di me. Assaporo il tuo sorriso, sento la tua erre arrrrrrotolata, vedo il tuo corpo da bambina e stampato sulla fronte: “io mi piaccio, io sono bella, io mi voglio bene”.

Mi manchi e so che sarà per sempre.

Anna Vinella

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