Resoconti

“Pecorelle un po’ smarrite” che vanno per monasteri

Redazione

lbaldini

28 gennaio 2018 – Al Sacro Speco e non solo

A beneficio delle new entries di domenica 28 gennaio esordirò sbarazzandomi subito dei due τόποι della letteratura arcoirisiana: l’elogium Elsae e la descrizione trimalcionesca, altrimenti detta Enogastroiris.

Sia resa mille volte lode ad Elsa, che, con un’energia che negli anni non scema anzi si rafforza, ci ha fatto dono di un’insperata giornata di sole così calda e luminosa! Anche se il miracolo non sempre si ripete (ma pure san Gennaro talvolta fallisce), il più delle volte esso si compie e questa era una di quelle volte là, perciò non ci abitueremo mai e non cesseremo mai di essere piacevolmente sorpresi e grati.

E sia resa mille volte lode a Lucilla, che ancora una volta ci ha accolti con la sua abituale generosità svelta e senza fronzoli, in sintonia con l’ospitalità che i monasteri visitati in mattinata offrivano ai forestieri, ma di quella infinitamente più prodigale. Per allontanare l’invidia di chi non c’era tacerò di tutto il ben di Dio (rimaniamo nel tema monastico) che attendeva in quel di Mandela i quasi quaranta pellegrini, che neanche questa volta potevano addurre a giustificazione dell’entusiastico esercizio masticatorio le fatiche del camminare. No, non tacerò, nel solco della succitata tradizione letteraria. Pensate una qualsiasi cosa mangereccia! Fatto? Ebbene, c’era! Di tutto, di più: crêpes (diconsi 72 crêpes), vellutate di ortaggi misti, patatine, pistacchi, dadini di formaggio, torte rustiche, pizza bianca del forno, ciambelle all’anice, crostini al cavolo nero, carne e salsicce al sugo, cavolfiori e ceci lessi, insalate di finocchi e arance meritevoli di fotografia (e di fatto fotografate), torta di ricotta (quest’ultima coproduzione delle sorelle Carlomagno, con questo popò di cognome anch’esse medievalmente evocative). Immancabili alla tavola di Lucilla i pomodorini e il melograno. E poi vino, bianco, rosso, caffè, grappa, amaro. Ah, ecco cosa mancava: la frutta! Ma quella a Lucilla non piace. E poi va consumata lontana dai pasti.

Pagato pegno alla tradizione letteraria, veniamo al resoconto dell’escursione.

Torno sempre con piacere a Subiaco e anche stavolta il piacere è stato grande.

Dopo una prima e una seconda colazione (quest’ultima alla fantastica pasticceria subito prima dell’arco che introduce alla cittadina), alle 9 e10 eravamo già al luogo dell’appuntamento, il parcheggio vicino Santa Scolastica. Ad attenderci il solo Natalino e una temperatura friccicarella intorno allo zero. Alla spicciolata arrivano tutti, volti nuovi e antiche conoscenze, infiliamo gli scarponi e seguiamo obbedienti Luciano, che, con marchigiana precisione, ci raccomanda il rispetto dei tempi, dal momento che la visita del Sacro Speco dovrà esser fatta fra una Messa e l’altra. Un po’ di asfalto e subito il sentiero a gradini che ci porta agilmente al monastero di San Benedetto. Qui, come è tradizione di Arcoiris, all’aspetto sportivo si aggiunge il momento culturale: Luciano ci ricorda un po’ di storia del monachesimo e poi ci introduce alla descrizione degli ambienti che stiamo per vedere, non mancando, con senese orgoglio, di evidenziare che artisti di quella città lavorarono nella prima campata della Chiesa superiore. A seguire, la prima delle letture che Caterina, con voce pacata e capelli fatati, ci elargirà: questa è dedicata al monachesimo, visto anche sotto il profilo di organizzazione economica.

Non era previsto, ma la dolce volontaria Arianna ci accompagna nella visita, ribadendo i temi già trattati da Luciano ed aggiungendone di nuovi. Si sofferma sulle cose più notevoli per rimanere nei tempi fissati dal nostro Luciano, credendo che noi si voglia poi seguire la Messa: mediamente siamo pecorelle un po’ smarrite (e talvolta anche escursioniste smarrite) ma non è necessario chiarire ad Arianna l’equivoco.

Sosta per la pipì e lo spaccio dei monaci e poi giù in discesa fino al piccolo delizioso laghetto smeraldino di San Benedetto, che da tempo desideravo vedere. Il posto è bello, con una cascatella di cui in molti immaginiamo il ghiacciato ma tonificante effetto idromassaggio. Tornarci in estate, con il costume da bagno e un mezzo capretto da arrostire alla vicina area pic nic, beninteso in un giorno feriale, è un proposito su cui subito mi trovo d’accordo con Massimo: segnamocelo sull’agenda!

Naturalmente, quando si scende poi tocca salire e quindi, buoni buoni, completiamo l’anello, che, con sosta culturale ai resti della villa di Nerone, ci riconduce alle macchine.

Macchine che ci portano veloci verso Mandela, dove ci attendono Lucilla, Livia e Gualtiero nonché il frugale pasto di cui sopra.

C’è, quindi, l’importante appuntamento dell’assemblea annuale, con la presentazione da parte della Presidente Patrizia (non vuoi essere chiamata Presidenta, vero?) del calendario delle escursioni previste per il 2018. Ce n’è per tutti i gusti: percorsi turistici, altri più escursionistici, trekking urbani (già vedo le decinaia e decinaia di persone che si iscriveranno per Lucca) e trekking notturni, la novità che ha introdotto da poco Luciano e che ha incontrato un ampio gradimento. Grazie fin d’ora a tutti gli accompagnatori, che dedicheranno generosamente il loro tempo a preparare le uscite, fare i sopralluoghi, documentarsi, cercare le locations per mangiare e dormire (ci aspettiamo grandi cose da Marina e Gabriella)!

Elsa, ancora lei, quel tesoro di tesoriera, ci legge il bilancio, approvato – c’è da dirlo? – all’unanimità. C’è poi da destinare l’avanzo di bilancio del 2017 e vengono avanzate quattro candidature di iniziative benefiche: molti interventi, generosi ritiri di candidature e alla fine non ho ben capito a chi sia stata assegnata la cifra, credo al progetto presentato da Tonino, che anche a me è piaciuto molto, piccola utile iniziativa da sostenere perché all’esordio. Da quest’anno la consegna della cifra sarà accompagnata da un attestato intitolato alla nostra Nadia e sarà significativo cominciare con questa casa che nasce dalla generosità dei ferrovieri.

Generosità cui si aggiunge quella di Gualtiero, che ha destinato ad implementare la cifra della donazione il ricavato dei suoi due ultimi libri, che ci ha portato a Mandela. Chi non era presente e conosce la fine penna di Gualtiero e chi ancora non la conosce cerchi di procurarseli: c’è saggezza, ironia e bonomia, condite con uno stile godibilissimo.

E a proposito di un altro progetto che stava a cuore a Nadia, la Presidente ci ha anche letto la lettera del Fai che ci aggiorna sulla ricostruzione dell’oratorio di Arquata del Tronto: fra un paio d’anni potremo inserire questa meta fra le nostre date e andare a vedere l’opera finita.

Ancora un pensiero per Nadia. Caterina, che più di tutti ha avuto il privilegio di esserle amica, ci invita a scrivere tutti un pensiero, a fissare sulla pagina un ricordo: sarà poi la nostra Cate a raccoglierli in maniera organica per farne qualcosa di bello per il compleanno di Nadia.

Luciano, infine, ci ricorda che il 7 febbraio sarebbe stato il sessantesimo compleanno di Franco. Anche lui vogliamo ricordare con una passeggiata serale al parco degli Acquedotto, dove c’è un ulivo piantato in sua memoria.

Nadia e Franco…non si spaventino le new entries e non pensino che sia costume di Arcoiris di spingere di tanto in tanto qualche camminatore giù nei crepacci. No, Nadia e Franco ci sono stati tolti da una sorte ingiusta, entrambi troppo presto, e ancora non ce ne capacitiamo. Non possiamo e non vogliamo dimenticarli. Ci piace pensare che in qualche modo camminino ancora al nostro fianco.

Siamo entrati nel 21esimo anno di Arcoiris. Io c’ero ventuno anni fa, poi ho latitato a lungo, mentre il gruppo s’ingrandiva; da un po’ sono tornata. Vi guardavo e vi ascoltavo durante l’assemblea. Siamo meno giovani di allora (ma va?), chi con meno capelli, chi senza (ma non certo Tonino!), compaiono qua e là lenti da presbite per leggere i uozzàp, qualcuna sfoggia coraggiose chiome argentee, qualcun’altra (io, per non fare nomi) è tradita da impertinenti ricrescite. Ma mi ha fatto molta simpatia e tenerezza (non malinconia) vedervi tutti e specchiarmi in voi e sentire che possiamo essere giovani in un modo diverso, con un’intatta voglia di fare, vedere e imparare tante e nuove cose, con curiosità ed entusiasmo.

Siamo fortunati ad avere in questo un modello splendente nel nostro decano Gualtiero con i suoi magnifici ‘antatre anni…

Perciò, in questo inizio di 2018, buon cammino a tutti noi!

(Marina M.)

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