Bacheca, Parole al vento

Parole al vento, n. 11

Redazione

lbaldini

Fano, 5 marzo 2021


Birra

Il numero del 5 marzo 2021

Tema


Di paesaggi di montagna se ne possono ricordare molti, alcuni rifugi possono lasciare un’impronta nitida nella memoria, ma l’appuntamento della birra consumata alla fine dell’escursione resta il deposito più duraturo e gradito di quelle esperienze di montagna. Un tavolo al sole, un boccale, le patatine e gli amici più belli: il sale della vita.



colonna sonora


Adriano Bono, Datemi una birra – vai alla canzone
proposta da Luca A.


Svolgimento


pensieri


In realtà se ne bevi tanta, di birra, è facile dimenticarsene.
In effetti il miraggio di una bella birra fresca può fare miracoli come quello di non far sentire la stanchezza, di convincere i più riottosi a proseguire per uno scopo che sembra molto terreno, ma che può portare lontano.
Anche un buon caffè, però, può avere lo stesso effetto.
Caterina B.


I
Non si può essere seri a diciassette anni.
– Una sera al diavolo birra e limonate
E i chiassosi caffè dalle luci splendenti!
– Te ne vai sotto i verdi tigli del viale.

Come profumano i tigli nelle serate di giugno!
L’aria talvolta è così dolce che chiudi gli occhi;
Il vento è pieno di suoni, – la città non lontana,
– E profuma di vigna e di birra…

II
– Ed ecco che si scorge un piccolo brandello
D’azzurro scuro, incorniciato da un piccolo ramo,
Punteggiato da una cattiva stella, che si fonde
Con dolci brividi, piccola e tutta bianca…

Notte di giugno! Diciassette anni! – Ti lasci inebriare.
La linfa è uno champagne che ti sale alla testa…
Si vaneggia; e ti senti alle labbra un bacio
Che palpita come una bestiolina…

III
Il cuore, folle Robinson nei romanzi,
– Quando, nel chiarore di un pallido fanale,
Passa una signorina dall’aria incantevole,
All’ombra del terrificante colletto paterno…

E siccome ti trova immensamente ingenuo
Trotterellando nei suoi stivaletti,
Si volta, lesta, con movimento vivace…
– E sulle tue labbra muoiono le cavatine

IV
E sei innamorato. Preso fino al mese d’agosto.
Sei innamorato.- I tuoi sonetti La fan ridere.
Gli amici se ne vanno. Sei di pessimo gusto.
– Poi l’adorata una sera si è degnata di scrivere…!

Quella sera,… – torni ai caffè splendenti,
Ordini birra o limonata…
– Non si può essere seri a diciassette anni
Quando i tigli sono verdi lungo il viale.
29 settembre 1870
Arthur Rimbaud, Romanzo, Einaudi


Ecco l’asso della I guerra mondiale che guizza per l’aria col suo Sopwith Camel. E’ una vergogna dover uscire in missione il primo dell’anno! Per chi ci ha presi quella gente del comando? In effetti, sono stato su tutta la notte a bere birra! (Snoopy)

Citazione da: Peanuts – 1° gennaio 1968 – proposta da Massimo M.


Giramondo


Presi una birra, poi due, poi tre. Ero seduto all’ombra, sulla terrazza del bar La Samaritaine, al porto. Arrivava un po’ di aria di mare. Non esattamente aria fresca, ma bastava per non gocciolare di sudore a ogni sorso di birra. Stavo bene qui. Sulla terrazza più bella del Vieux-Port. 
Jean-Claude Izzo, Solea, edizioni e/o


Gabriella D.: Quando ho letto la nuova parola non ho potuto fare a meno di pensare al nostro vice presidente e ad un viaggio con lui e Paola e Alessandra (sempre in mezzo alle donne!) a Bruxelles dove il nostro vice presidente ha cominciato a bere birra il primo giorno e ha finito il quarto andando in un crescendo di gradazione alcolica…. Ho cercato delle prove fotografiche ma non le ho ancora trovate… Bisogna dire per onore di cronaca che noi gli facevamo compagnia….
Tonino B.: Confermo tutto, sopratutto di essere stato in ottima compagnia!!!

Francesca M.: Se non hai il frigo la birra che la compri a fare? Questo ho pensato quando in Mongolia uno dei compagni di viaggio ha comprato birra e patatine insieme ai beni di conforto! Bene signori, è vero che in Mongolia troppo caldo non fa ma…. Quegli aperitivi con birra a temperatura ambiente e patatine aromatizzate all’improbabile… Erano buoni tanto quanto la birra ghiacciata che bevi a fine giornata venendo su dal mare o alla fine di un’escursione!


Giulia T. : Comunque ho capito che l’arrivo di un qualsiasi percorso  non è la cima… ma è di solito una birra… o due! E questa nella foto è una birra indimenticabile… ai piedi di Machu Picchu 💙


arguzie


Uno spot non proprio femminista

vai allo spot della birra Peroni
proposta di Pino F.


Giulia T.: Birra e pizza: la migliore coppia del mondo… lo ha già detto qualcuno?!?😋


Pino F.: leggendo questo manifesto Matusalemme esclamo’: e che è veleno?

tante parole, il testo lungo


Nelle inchieste di Maigret la birra è una presenza fissa e, per generazioni di lettori e cultori di sceneggiati televisivi, la Brasserie di place Dauphine è più importante della Tour Eiffel. Sulle panchine di quella piazza, mentre si guardano le evoluzioni dei grandi frombolieri di petanque, i ricordi asciugano la gola. È tempo di un bel boccale schiumante. (sei minuti di lettura)


In fondo – e la moglie doveva sospettarlo da un pezzo -, se quando era impegnato in un’inchiesta Maigret tornava raramente a casa per mangiare, non era tanto per guadagnare tempo, quanto per rimanere come rinchiuso in se stesso, al pari di chi al mattino si sveglia e si raggomitola nelle coperte per impregnarsi meglio del proprio odore.
In definitiva Maigret annusava l’intimità degli altri: in quel momento, ad esempio, per strada, con le mani nelle tasche del cappotto e la pioggia sul viso, riusciva ancora a calarsi nell’incredibile atmosfera della casa di quai de la Gare.
Non era dunque naturale che si rifiutasse di rientrare nella sua, di casa, di ritrovare la moglie, i mobili, un ordine di cose quasi definitivo che non aveva niente a che vedere con quei Lachaume, tutti più o meno degenerati?
Questo chiudersi in se stesso e altre manie, compresi il leggendario malumore di quei momenti, le spalle curve e l’aria burbera, facevano parte di una tecnica che aveva messo a punto inconsciamente con il passare degli anni.
Non a caso, tanto per dire, finì con l’entrare in una brasserie e sedersi a un tavolo vicino alla vetrata: avvertiva il bisogno di sentire i piedi saldamente per terra, di essere pesante, impermeabile.
Gli piaceva il fatto che la cameriera indossasse il costume alsaziano, fosse robusta e florida, e ridanciana, con le fossette e i capelli biondi ricci, immune da qualsiasi complicazione psicologica. Adeguandosi all’ambiente, gli sembrò naturale ordinare una choucroute, che lì servivano abbondante, con molti crauti e una bella porzione di salsicce lucide di grasso e tanta pancetta di un rosa innocente.
Dopo aver ordinato anche una birra, che era d’obbligo, andò a telefonare alla moglie, la cui curiosità si tradusse soltanto in tre brevi domande.
«Omicidio?».
«Qualcosa del genere».
«Dove?».
«A Ivry».
«Difficile?».
«Credo di sì».
Non gli domandò se sarebbe tornato per cena, già sapendo che forse non lo avrebbe visto prima di un giorno o due.
Maigret mangiò con gesti automatici, vuotò due grandi boccali di birra, bevve il caffè guardando la pioggia che continuava a cadere obliqua, quasi orizzontale, e i passanti che camminavano piegati in avanti impugnando l’ombrello come uno scudo.

Georges Simenon, Maigret e i testimoni recalcitranti, Adelphi

Afferrò quindi il ricevitore del telefono e compose il numero della Brasserie Dauphine.
«Qui Maigret. Può mandarmi qualche panino e della birra?… Per quante persone?…».
Si ricordò che nemmeno Janvier aveva mangiato.
«Per due! E quattro birre. Subito, per favore».
Si accese la pipa, andò verso la finestra e lì si fermò un attimo a guardare il viavai di macchine e pedoni sul pont Saint-Michel.
Dietro di lui Albert si accese una sigaretta cercando di controllare il tremito della mano e con l’aria pensosa di chi soppesa il prò e il contro della situazione.
«Che cosa vuol sapere?» domandò alla fine, ancora esitante.
«Tutto».
«Ma le ho detto la verità».
«No».
Maigret non si girò neanche per guardarlo in faccia. Visto così, di spalle, aveva proprio l’aria di uno che non ha nient’altro da fare che aspettare fumando la pipa e osservando il traffico giù in strada.
Albert rimase di nuovo in silenzio. E per un bel pezzo: il ragazzo del ristorante ebbe il tempo di arrivare col suo vassoio e posarlo sulla scrivania.
Maigret andò ad aprire la porta dell’ufficio degli ispettori.
«Janvier!».
«Avrò Washington in linea fra una ventina di minuti» disse questi entrando.
«Vieni, serviti. È per noi due».
E intanto gli fece segno di andarsi a mangiare il panino e bersi la birra nell’ufficio accanto.
Quindi Maigret si mise comodo e cominciò a mangiare. I ruoli si erano invertiti. Poco prima, al Pickwick’s Bar, era Albert a fare uno spuntino dietro il suo banco.
Il commissario sembrava aver dimenticato la sua presenza. Masticava e beveva ogni tanto un sorso di birra come se non pensasse a nient’altro, mentre il suo sguardo vagava sui fogli sparsi sulla scrivania.
«È molto sicuro di sé, eh?».
Maigret annuì con la bocca piena.
«S’immagina forse che vuoterò il sacco?».
Il commissario alzò le spalle, come per dire che la cosa gli era indifferente.
«Perché ha richiamato indietro il Lagnoso?».
Maigret sorrise.
E a quel punto Albert smozzicò con rabbia la sigaretta che teneva in mano, bruciandosi probabilmente le dita, e grugnì:
«Merda!».
Era troppo teso per restarsene seduto. Si alzò, andò verso la finestra e appoggiò la fronte al vetro fissando a sua volta il viavai della strada.
Quando si girò, aveva preso una decisione e il suo nervosismo era sparito, i suoi lineamenti rilassati. Senza che nessuno lo avesse invitato a farlo, bevve un sorso di birra da uno dei bicchieri che restavano sul vassoio, si asciugò la bocca e tornò a sedersi al suo posto. Era l’ultimo gesto di sfida, tanto per salvare la faccia.
«Come ha indovinato?».
E Maigret rispose tranquillamente:
«Non l’ho indovinato. L’ho saputo subito».

Georges Simenon, Maigret e la giovane morta, Adelphi

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