News, storie da mensa

Prima volta a via Marsala

Redazione

lbaldini


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3 marzo 2023 – Turno di volontariato alla mensa Caritas di via Marsala


Venerdì 3 marzo, appuntamento alle 17 davanti alla mensa Caritas, con una novità: stavolta faremo i volontari in via Marsala, non più su Ponte Casilino.

Sapevamo da tempo che quella sulla Casilina era una sistemazione provvisoria, eppure questo trasferimento un pochino ci ha spiazzato: “Come ci arriviamo?”, “È un posto buio, sarà pericoloso andarsene di sera?”, “È più scomodo!”. Questi pensieri ci hanno subito abbandonati appena arrivati lì, di fronte all’ingresso della mensa. Certo, in confronto la sistemazione precedente sembrava quasi signorile, qui si percepisce immediatamente il disagio della strada, la povertà, la precarietà di qualche tenda piazzata sul marciapiedi.

Ma non è proprio questo il senso del nostro breve impegno? Dare un piccolissimo contributo alle persone che vivono per strada, che devono mettere insieme il pranzo con la cena?

Comunque siamo in dieci, entriamo e, al solito, essendo ormai quasi tutti veterani, ognuno occupa una postazione: la linea, la sala, l’accoglienza.

A me e Massimiliano viene chiesto da Anthony di stare in due fuori, a tentare di far stare le persone che arrivano in una fila più o meno ordinata. È lì che abbiamo scoperto che esiste una gerarchia sociale anche in questi posti: “Ma guarda te, questi dell’Ostello pensano d’esse’ chissà chi, vojono passa’ davanti a tutti”. In realtà per gli ospiti (temporanei) dell’Ostello i portoni si erano già aperti un po’ prima, ma in effetti qualche ritardatario ci aveva apostrofati con “Passo, so’ dell’Ostello”.

Il nostro compito è stato complicato anche dal fatto che qui le macchinette del caffè sono all’interno, a differenza dell’altra mensa; bisognava quindi buttare un occhio a chi entrava dicendo che non andava a mangiare, ma solamente a prendersi un caffè.

Le persone che vengono a mangiare non sono poche, anche se arrivano in tempi abbastanza diluiti; i volontari stasera sono molti. Oltre noi ci sono un paio di suore bengalesi (ho chiacchierato con una delle due che mi raccontava di star qui da un paio d’anni: era molto giovane e parlava un italiano perfetto!), un ragazzo scout che si è messo all’accoglienza e diversi altri volontari che giravano per la sala o davano una mano al servizio.

Dopo un po’ di volte che vieni alla mensa cerchi di riconoscere i volti, cerchi le persone note, quelle con le quali hai parlato o che ti hanno chiesto gli spiccioli per un caffè; e diversi di loro ti riconoscono, molto gentili o alcuni (pochi) strafottenti: “Oh, me dovevi da’ 100.000 euro, mo’ è sera e so’ diventati 200.000”; e tu cerchi di adeguarti, di fare qualche piccola cortesia, di portare via un vassoio a chi non si regge in piedi e fatica persino ad andarsene, a portare un po’ d’acqua fresca, a rispondere al tizio che stai mettendo da parte i soldi, che la prossima volta gli darai 300.000 euro… ad ascoltare persone che probabilmente hanno anche necessità di parlare con qualcuno disposto ad ascoltare.

Qui si imparano anche delle lezioni di vita: oggi pomeriggio ho scoperto, ad esempio, che la troppa generosità della signora addetta a servire la pasta, esagerando con le porzioni (e facendo imbestialire Rosa, la cuoca), ha causato una carenza di cibo per gli ultimi arrivati, che non avevano più che una mozzarella o un uovo sodo.

Forse la bontà non si misura sulla quantità, ma sulla capacità di fornire un servizio efficiente; e la burbera Rosa, con i suoi modi rudi, aveva dimostrato a tutti noi che le ragioni dell’organizzazione sono preferibili ad un sicuramente apprezzabile, ma non “pesato”, buonismo.

Alla prossima.



Massimo M.


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