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Alla mostra World Press Photo 2020


numero 10 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – agosto 2020


foto di Alejandro Prieto

Al Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, anche quest’anno, applicando rigorosamente tutte le normative anti-covid, si visita la mostra di fotografie che hanno partecipato al Premio World Press Photo per gli scatti del 2019. Il biglietto si acquista on-line e si entra solo ad orario di appuntamento; c’è la possibilità di andare nei giorni in mezzo alla settimana dalle h. 18,00 con un biglietto promozionale a 6 Euro. Le foto sono state scattate da fotografi di ogni nazione, in ogni nazione, e hanno colto i momenti salienti di percorsi, cammini e migrazioni umane, causati da calamità naturali o crisi storico-politiche, rivolte, guerriglia, bombardamenti. Emerge poi il tema di quanto il pianeta stia cambiando, per l’effetto del consumo umano delle sue risorse, e in molte foto si vede anche come cambiano gli umani a seconda di cosa vivono e di dove vivono.

foto degli anni ’90 e 2000

Alcune foto sono stampate su grandi supporti e sono molto suggestive. L’allestimento delle schede di commento accanto a ciascuna, invece, non va bene: le schede sono troppo piccole persino per l’anziano presbite (come me) che deve avvicinarsi al muro per leggerle, anche dopo aver inforcato le lenti. Nella prima sala, su un grande pannello, sono riprodotte le foto vincitrici, per ogni anno, da quando esiste il premio, e lì se ne rivedono di memorabili, che tutti conosciamo. Quest’anno mi ha però colpito la preponderanza di foto dedicate a sommovimenti e ribellioni nei paesi del terzo mondo: la forza che esprimono, nella concentrazione dei volti; la determinazione della volontà, di essere e fare, in primo piano, nello spazio e nel tempo della politica militante,che coincide con la vita stessa. Nella nostra Europa del benessere, proprio questa determinazione, pare abbia perso di senso e invece, nelle foto in Europa, appare ritratta la vita senile, dedicata a sport estremi e di contatto: un tempo stavolta impegnato a voler essere e fare……nonostante tutto. Alcune foto, avrete capito, sono commoventi, altre sono desolanti: nell’incendio australiano, durato mesi, riemerge l’immagine inquietante di un’auto da cui è colato, fuso in rivoli, tutto lo splendente alluminio che conteneva, mentre intorno la temperatura aveva raggiunto quella di un altoforno. Infine, vogliamo raccontare di due fotografie di animali. La prima ritrae due ragazzi seduti su dei cumuli di squame di Pangolino, un animaletto che somiglia a un formichiere e che in Asia e in Africa viene cacciato per le sue carni ma anche perché la medicina tradizionale cinese ricava preparati dalle sue squame essiccate. Siamo abituati a pensare di spennare un pollo, ma ci sono ragazzi al mondo che…… strappano le squame ai Pangolini. L’altra foto ritrae famiglie statunitensi in piscina, a fare il bagno con le loro tigri adulte; tutti sorridenti, anche le loro tigri. Abbiamo notizia che in Asia siano rimaste circa 800 tigri libere, nel loro habitat naturale; circa 2000 vivono poi in cattività; se a queste si assommano tutte le tigri che vivono negli zoo del mondo si raggiunge a stento il numero di 3000 esemplari. Negli Stati Uniti ce ne sono invece più di 8000, per lo smercio di cuccioli da compagnia e, quando divenute animali adulti,le tigri sono rivendute per ogni altro guadagno. Di fronte a questa foto ho pensato che la ricchezza inverte il rischio di estinzione, siccome è capace di negarla, ma subito converte ciò che compra in sacrificio, siccome è capace di umiliarne la bellezza.

Laura M.

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