newsletter: Taccuino di viaggio

Da Acilia alla Darsena di Fiumicino


numero 12 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk –dicembre 2020


sul sentiero con i bastoncini da nordic

Non è necessario allontanarsi troppo da casa per vedere cose straordinarie, lo sappiamo bene! E così, una domenica mattina (per essere esatti, il 20 ottobre 2019) ci incontriamo con un simpatico gruppo di nordic walkers (Salute in movimento è il loro nome), che alle attività rivolte ai soli associati alterna talvolta iniziative aperte a tutti.

Con il trenino Roma-Ostia raggiungiamo la ridente borgata di Acilia (Andrea Perroni sarebbe felice di questo aggettivo!), dove ci attende un pullman che ci porta alla Tenuta Dragone Corsetti (i cui proprietari ci hanno concesso il passaggio attraverso la loro fattoria per raggiungere il sentiero, che è, comunque, intercettabile anche in altri punti). Tutto ciò non prima di aver fatto un breve giro per il Villaggio San Francesco, che racconta una bella pagina di storia cittadina. Fu costruito a partire dal 1949 per dare una casa a una quantità di romani che nel dopoguerra vivevano in grotte e baracche nella miseria più totale; promotore ne fu un comitato di cattolici, primo finanziatore il Papa, poi il principe di Monaco, varie famiglie nobili romane, Beniamino Gigli, Alberto Sordi, il sindaco Rebecchini e molti altri.

Infilati i guantini e afferrati i bastoncini da nordic, ci incamminiamo sul sentiero Pasolini, che costeggia il Tevere. Ci spiegano che il sentiero è un’altra bella storia romana: tracciato a partire dal 2018, si snoda dal Raccordo Anulare fino al mare; ancora ha delle interruzioni ma quando sarà completo sarà lungo 24 chilometri (noi oggi ne percorriamo una decina); è opera di volontari che con vanghe e decespugliatori lo hanno tracciato e lo manutengono. L’ideatore è stato un norvegese (guarda un po’!), traduttore di Pasolini, e il sentiero termina appunto al Parco letterario dell’Idroscalo. Il sentiero è bello, privo di dislivelli e procede fra le canne, i campi coltivati e il fiume; sull’altra sponda si scorge la ciclabile cui questo sentiero si è ispirato. Dopo tanti giorni di sole la mattina esordisce grigia e minacciosa ma fa caldo e alla fine il sole si affermerà in tutto il suo splendore: è quasi un mese che astronomicamente parlando siamo in autunno ma qui siamo sui 27 gradi! Sì, lo so, il climate change, il riscaldamento globale … ma io la mia piccola parte per contrastarlo la faccio! Lasciatemi, allora, godere di questo scampolo lungo d’estate senza farmi sentire in colpa e lasciatemi anche pregustare l’estate di San Martino, che non potrà deludermi!

Durante la camminata, poiché con noi c’è anche un’insegnante di yoga, facciamo esercizi di respirazione: è bello procedere lungo il fiume, in fila indiana, in silenzio, cercando la concentrazione e osservando dapprima, guidando poi il nostro respiro.

Capo Due Rami

Poco oltre Capo Due Rami (dove il fiume si biforca nel canale di Ostia e quello di Fiumicino – al centro l’Isola Sacra) c’imbarchiamo sul battello (erano anni che avevo il desiderio di navigare sul Tevere!), che risale il fiume verso il punto da cui siamo partiti, verso il Monte Cugno, laddove la costa da pianeggiante si fa collinosa, dove è l’attuale Acilia e dove era l’antica Ficana. Ficana? E chi l’aveva mai sentita nominare! A nominarcela è l’archeologo che ci accompagna (di Acilia, come Perroni), che ci racconta di come nel 1973 è stata scoperta questa città latina del XII secolo, oggetto di due campagne di scavi (l’ultima nel 2007). Citata da Plinio il Vecchio come una delle 53 città scomparse senza lasciare traccia e distrutta secondo la tradizione da Anco Marzio nel VII secolo, era al tempo molto più vicina alla foce di quanto non sia l’attuale sito. Ergo, se, come dice l’Eneide, Enea sbarcò alla foce del Tevere, “sbarcò a Ficana”, conclude il nostro valente ed entusiasta archeologo, con tutto il suo orgoglio di abitante di Acilia. Avevo creduto che saremmo sbarcati e avremmo visitato il sito ma gli scavi sono stati coperti e le ceramiche e gli altri reperti giacciono per il momento in qualche magazzino.

Il battello vira e torna a seguire la corrente e noi tutti che, un po’ maleducatamente, abbiamo consumato i nostri panini mentre l’archeologo ci parlava di mito e storia, ascoltiamo le notizie del giovane capitano del battello, che ci rassicura sulla salute del Tevere, che qui non è lutulentus bensì verde, per effetto della melma a cinque metri di profondità, e pieno di tinche, carpe, spigole; soltanto all’altezza di Dragona è profondo 21 metri, per effetto del dragaggio di sabbia dai fondali. Mentre navighiamo avvistiamo una quantità di germani reali, garzette e qualche airone. Niente gabbiani. Forse, penso, sono tutti sul balcone di Renato Zero, secondo l’interpretazione del più volte citato Perroni.

barcone abbandonato sul Canale di Fiumicino

Avvistiamo anche molta plastica. E quando ci inoltriamo per il canale di Fiumicino (detto anche Fosso di Traiano, pur se a farlo scavare fu Claudio) anche tanti barconi abbandonati, semiaffondati e dei quali la vegetazione sta poco a poco impadronendosi. Il solito malcostume italiano e il frutto dell’indolenza delle istituzioni (certamente costituiscono un ingombro ed un pericolo potenziale), come ci fa notare il nostro nocchiero, ma è indubbio il fascino delle rovine e li fotografo uno dopo l’altro.

Attracchiamo appena prima del Ponte 2 giugno (il semaforo è rosso e non avremo l’opportunità di vedere il ponte sollevato) e scendiamo a fare una passeggiata lungo il canale, stavolta senza bastoncini. E subito mi sembra di stare con gli amici di Arcoiris: di fronte all’alternativa fra arrivare fino al mare o mangiarsi un bel gelato (il caffè ce lo hanno offerto a bordo) i circa trenta partecipanti, senza esitazione alcuna, scelgono nocciola e stracciatella. Con panna.

un altro barcone di cui la natura si sta impadronendo

Alle 14,30 ci attende ancora il battello, che risale fino al punto d’imbarco e, con una bella passeggiata ancora nel verde, costeggiando gli scavi di Ostia Antica, un centro cinofilo e villette private, scavalchiamo la via Ostiense e raggiungiamo la stazione del trenino.

Prima delle 17 siamo a casa e c’è ancora tempo per fare merenda (solo frutta, che avete capito?) ed energia per spolverare, cambiare le lenzuola, avviare la lavatrice, stirare etc.

Marina M.

P.S.: per capire i riferimenti (senz’altro chiari a Luciano B.) a Perroni, Acilia e Renato Zero, invito ad ascoltare “Radio2 Social Club”.

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