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17 – Con l’Ottobre del 1960 inizia la mia carriera di insegnante


numero 26 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk –aprile 2023


Vengo nominato alla scuola Media di un paese a 56 km da Roma; prendo il bus della Zeppieri alle 7,10 per arrivare a scuola alle 8,25, qualche volta anche in ritardo. Siamo una quarantina di insegnanti, laureati 3 o 4: tempi di piena espansione della media, molti docenti sono studenti universitari; gli insegnanti di educazione fisica sono figlio e nuora del preside, ma io non li ho mai visti, il loro stipendio lo ritirava direttamente il preside; del resto la scuola non aveva palestra, anzi era così angusta che io insegnavo in un appartamento preso in affitto dal Comune.

una classe di scuola media degli anni Sessanta

A proposito del preside, allungava le mani su ogni genere di donna: docenti, amministrative, bidelle; e anche alunne di terza media; ma la faceva franca, le molestate non facevano la denuncia. Il preside faceva anche gravi abusi nella gestione del collegio docenti: nella scelta dei libri, era stata scelta un’antologia “progressista”, intitolata “Il Risveglio”, titolo rivoluzionario nel 1960! Ma il verbale, scritto nei giorni successivi, sostituiva questa antologia con un’altra, indolore, tutta acqua e sapone; e io lo feci presente al Provveditorato che però non intervenne. Ma quando il preside allungò le mani su un’insegnante nipote del sindaco di un paese vicino, arrivò di corsa una ispezione che allontanò il preside molestatore.

Questi erano i tempi. E, quando per la prima volta fu proclamato uno sciopero dei professori e io diedi la mia adesione, mi chiamò il maresciallo dei carabinieri che cercò di dissuadermi, ventilando ostacoli futuri alla mia carriera. Poi lo sciopero riuscì e io non subii conseguenze negative per la mia carriera.

Nel tempo degli esami per i privatisti, che erano tanti e venivano da Roma (raccomandati – poi sapemmo – da persone del Provveditorato), io facevo parte della Commissione d’esame, ma corretti i compiti di latino (un’ecatombe!) fui sostituito d’autorità; di nuovo protesta al Provveditorato, che rimase ostinatamente in silenzio: signora mia che tempi …

Tempi magari drammatici, ma con qualche risvolto quasi comico. Il Preside, come ho detto, era un incubo per me; ma soprattutto per le donne: colleghe, bidelle, alunne. Era un gran porcaccione: qualche bidella e qualche professoressa erano uscite piangenti e tremanti dalla presidenza. Una volta era successo che a un’insegnante, indietreggiando agli attacchi del Sig. Preside, si era bruciacchiato il vestito dietro al sedere, per averlo poggiato, il sedere, sulla stufa a gas, nel tentativo goffo e disperato di rinculare; appunto. Ad un’altra, sempre per il solito motivo, capitò di pigiare con la stessa parte del corpo il pulsante del campanello, posto sul muro a fianco della scrivania, che serviva da chiamata per il Segretario, il quale poi accortamente precipitato ci raccontò una scena ricca di pathos tragicomico.

Solo lui possiede un’auto, una fiammeggiante Cinquecento; e, quando sa che un’insegnante ha finito il suo orario, chiude le sue carte, chiude la presidenza e le offre un passaggio per Roma. Le insegnanti, messe sul chivalà, si informano sul mio orario, sperando che finisca in concomitanza con il loro. E pensa tu che io il Sig. Preside lo avevo presentato a Elsa, la mia fidanzata in procinto di laurearsi, visto che occorrevano urgentemente insegnanti; e un insegnante laureato era rara avis. Io le avevo detto: “Vedrai, Elsa, un buon padre”. E lei, nel ricevere paterne pacche là dove la schiena sta per finire, non aveva saputo che pensare di me.

Ma, oltre all’insegnante, facevo anche altro. C’era in atto una vertenza del personale di Zeppieri, ditta che provvedeva al servizio di autobus per gran parte della regione Lazio; un autista guadagnava, come me, 56.000 lire, ma un fattorino soltanto 36.000, perciò dopo diverse riunioni fu proclamato lo sciopero e a me il Partito (il psi di Castel Madama) affidò l’incarico di organizzare la protesta. Ma il sindacato non c’era?

Al momento della partenza del primo autobus da Olevano, la stazione più importante, noi stavamo in piazza per impedire che qualche crumiro facesse partire appunto il primo autobus; ma non eravamo da soli, perché in piazza scese anche il maresciallo con due carabinieri armati; ci fu un confronto vivacemente polemico con le forze dell’ordine, ma lo sciopero riuscì non solo a Olevano e Castel Madama, ma in tutto il Lazio.

Gualtiero

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