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Briganti

Redazione

lbaldini


Sabato 14 ottobre 2023 Valico di Monte Tranquillo (1.675 m)
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
Coord. Bruno Tribioli


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A metà ottobre si organizzano gite per ammirare i colori del bosco. Sì … una volta, forse. Oggi, a metà ottobre, siamo in piena estate e il bosco verdissimo si presenta nel più classico  abito primaverile.  All’appuntamento nel parcheggio del ristorante il Covo dei Briganti, chissà forse per il timore di qualche malintenzionato, siamo pochi pochi. Eh sì, “siamo rimasti in tre, tre somari e tre briganti”. I somari non ci sono ma le  mucche, di cui sentiremo solo i campanacci e avvisteremo le abbondanti produzioni di scarto, da queste parti non mancano. 

 “E perché fai quella faccia accipigliata Dragonera, comandaci che noi contro tutti possiamo andare, anche contro i Ciclopidi…!”. 

No, il buon Bruno, di fronte ad una così  scarna delegazione Arcoiris, non ha fatto alcuna faccia accigliata, anzi ci ha coccolato perfino con la speciale torta inviata da Alessandra.

Noi, poi, io e Lucilla, siamo ben disposti ad essere comandati, ma certo che non possiamo essere d’aiuto granché,  tanto meno contro i Ciclopidi!

Va beh, partiamo, mica possiamo sempre intistrirci per l’assenza di quello o di quell’altro!

Primo brevissimo tratto su una carrareccia in piano e poi si risale il pendio tra i mille tracciati segnati dalla presenza del bestiame al pascolo. Quasi subito il filo spinato ci impedisce di andare avanti e facciamo un po’ di fatica a trovare un punto per superare la recinzione. Sulla via del ritorno avvisteremo uno strano strettissimo passaggio tra due alberi. Un’apertura così ben mascherata da risultare molto difficile da individuare anche per chi come noi, all’andata, ci era passato a pochi metri. Proseguiamo tra prati e sassi e poi ci immergiamo nella faggeta. 

Fino al valico il sentiero in salita costante, ma mai troppo ripida, corre immerso in un bosco meraviglioso. Di tanto in tanto ci soffermiamo a guardare esemplari di faggi enormi, dalle forme bizzarre e tipicamente intricati. In qualche punto, von la visuale lasciata libera dalle ampie chiome degli alberi, avvistiamo la dorsale sopra di noi in cui prati e bosco si incastrano tra loro.

Al valico, poco sotto i 1700 metri, io e Lucilla ci fermiamo per il pranzo e per goderci uno splendido panorama,  Bruno prosegue per la vicina vetta e, ormai libero della nostra zavorra, viaggia sul costone verso la cima con gambe da lepre.

Durante il ritorno il sole  va abbassandosi e la luce che penetra tra le larghe fronde dei faggi rende il paesaggio ancora più suggestivo. Procediamo con attenzione per evitare infidi rametti e pietre dispettose; i maledetti, fanno a gara a finirci sotto i piedi, nel tentativo di buttarci gambe all’aria. Non ci riusciranno. Anche la discesa è una bella passeggiata piena di chiacchiere e quando arriviamo alle automobili siamo davvero soddisfatti. 

Siamo solo tre, ma come sempre hanno avuto ragione quelli che c’erano: noi.

Luciano B.

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