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Fra forre e pianori nella terra dei Falisci

Redazione

lbaldini

Passeggiata al Castello di Fogliano – 27 ottobre 2019


Partiamo da casa molto ben disposti: abbiamo dormito un’ora in più grazie al ritorno dell’ora solare e anche questa giornata si annuncia di tempo splendido, come tutte quelle che l’hanno preceduta in questo magnifico ottobre. Io voglio bene a Greta (credetemi: la stimo e mi fa tenerezza!) ma mi dà troppa gioia il poter stare a fine ottobre in mezze maniche e sandali!

Non ce l’avevano detto che alla Banditaccia, luogo del secondo appuntamento, non c’era nessun bar. E così, forti del fatto di essere arrivate in anticipo, Silvia (cui è notorio che sono care le soste), Donatella alla guida, Laura dai “capei d’oro” e le due Marine si allungano alla vicina Faleria per caffè, crostatina e plin-plin. Non sia mai detto che trascuriamo le nostre consuetudini!

Al ritorno Rino, nostro duce, sta già spiegando, con la competenza altre volte da noi sperimentata, la storia e la geografia del sito in cui ci troviamo, o, meglio, come la geografia di questa terra di forre e pianori abbia determinato le vicende storiche e plasmato le architetture. Ascoltata l’introduzione, riprendiamo le macchine e ci avviciniamo alla partenza del sentiero, ampio e pianeggiante, che si snoda quasi tutto al coperto della vegetazione e che si presenta anche come percorso natura con piazzole attrezzate. Ma non incontriamo altri escursionisti né tampoco (vi piace “né tampoco”?) alcuno sportivo in sessione di allenamento. Così, la stradina nel bosco è tutta per noi.

Il ritmo della camminata non ci affatica e ci consente di conversare ora con questo ora con quello, ritrovando amici che non incontravamo da tempo.

Arriviamo al Castello di Fogliano, o quel che ne rimane. Cioè una torre di avvistamento, brandelli di mura, resti di una chiesa ed abitazioni scavate nel tufo. Il punto è panoramicissimo ed esemplificativo della conformazione del territorio, che è tutta una successione di pianori intervallati da profonde ripide forre scavate dai torrenti.

Continuiamo la passeggiata e – com’è come non è – si è fatta l’una e venti, che sarebbero le due e venti del giorno prima. Giunti a tale ora, che cosa avreste fatto voi? Anche noi! Perciò, abbiamo dato un senso ai tavoli ed alle panche della straordinaria area picnic predisposta all’ombra di un rovere gigantesco. Un cartello posto dall’amministrazione comunale di Faleria con ragione definisce quell’eccezionale albero “Essere vivente di riguardo” e qualcuno di noi non resiste all’istinto (zen o primordiale che sia) di abbracciarlo.

Con analogo passo rilassato c’incamminiamo sulla via del ritorno, godendo della piacevole temperatura e del sole che filtra fra i rami.

Vi ho detto dei ciclamini? Beh, ve lo dico ora: una distesa sterminata di ciclamini alla nostra destra e alla nostra sinistra. Da riempirsene gli occhi a sazietà.

Giunti alle macchine, si decide se andare a prendere il caffè postprandiale (altra insopprimibile tradizione di Arcoiris) a Calcata o a Faleria. Per fortuna si decide per Faleria. Per fortuna, perché mi piace vedere posti nuovi e perché – posso dirlo? – trovo stucchevole quel che è diventata Calcata, con tutte quelle tisanerie e ristoranti vegani e gallerie sedicenti d’arte.

Così, nella perfetta circolarità della giornata, torniamo a Faleria per il caffè, ma stavolta al bar sulla piazza principale, sui cui gradini assolati sostiamo per un po’, mentre Rino, “er mejo tacco de Gallese”, si esibisce in un accenno di ballo, coadiuvato da Assunta, la “Ginger Rogers de Centocelle”.

Quindi, breve giro per il paesino deserto (sono tutti a Calcata!), fino all’imponente ma diruto Castello degli Anguillara (che furono signori anche del Castello di Fogliano) ed alla Collegiata di rimpetto, risalente al 1200. Entrambi sono chiusi e bisognosi di restauri. E una volta di più viene da pensare che abbiamo un patrimonio così ricco ma che tanto più ricchi dovremmo essere per mantenerlo.

Eccoci al parcheggio, saluti e baci e si conclude la giornata eccezionale. Davvero una di quelle rare giornate in cui almeno per qualche ora ti dimentichi di problemi, preoccupazioni e seccature varie, ti permetti di essere un po’ egoista e pensi che la vita è bella.

Marina M.

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