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Intervallo

Redazione

lbaldini


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Resoconto dell’escursione di sabato 17 ottobre – E –  Il Monte Cacume da Patrica


Intervallo.
A volte c’è bisogno di un intervallo. La salita al monte Cacume è stata proprio un provvidenziale intervallo in questo periodo angoscioso e duro.

Intervallo per le menti che possono spaziare dai ricordi ai progetti, intervallo per i muscoli annichiliti da sedie e divani, intervallo per i rapporti umani che escono dall’isolamento e si nutrono dell’incontro con amici speciali come sono quelli di Arcoiris. 

Intervallo anche meteo perché la nostra escursione si svolge tra la pioggia caduta abbondante nella notte passata e i temporali che si preannunciano nel pomeriggio.

Proprio le previste precipitazioni pomeridiane ci spingono ad anticipare l’orario dell’appuntamento a Patrica. É un sabato mattina più che sonnecchioso nel paesino frusinate. Alle nove il bar all’inizio del paese è sprovvisto dei cornetti, ma il barista non lo cogli in fallo, attraversa la strada e si rifornisce al forno dirimpetto. 

Poco dopo arriva un gruppetto di escursionisti e la curva degli affari del giovane esercente si impenna, certo non si incrementa la velocità del servizio. Sento che l’impazienza si sta impadronendo del mio tempo, in una giornata come questa è una deriva che non ci si può permettere. 

Tranquilli, oggi si va tranquilli e così riusciamo a partire alle 10 sebbene l’appuntamento era alle 9,30. Per la cronaca, eravamo arrivati tutti in largo anticipo!

Partiamo da uno spiazzo nei pressi di uno strano tunnel e si inizia subito con una salita con grandi scaloni. Si apre la vista sul paese di Patrica aggrappato ad ripido pendio e sovrastato dalle sagome di due grandi chiese. 

Siamo solo in sette, non viaggiamo compatti, il virus non lo permette, ma Bruno il nostro “Virgilio”, ci cura con attenzione scrupolosa. No stavolta, proprio non ce la facciamo. Non si perde nessuno! C’è qualcuno che si ferma per l’affanno di una salita semplice ma costante, c’è qualcun altro che combatte una lotta senza tregua con gli occhiali appannati e la mascherina, c’è quello che si apparta per esigenze non rinviabili: ebbene nessuno sbaglia sentiero, si catafotte in un ginepraio o si ritrova in una selva oscura. Insomma siamo  proprio dei magnifici sette!

All’inizio del sentiero avevamo trovato un cartello che riportava questi versi di Dante:

«Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,/montasi su Bismantova e ‘n Cacume/ con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;» (Dante, Purgatorio, canto IV, vv.25-27).

Quel cartello suscitava una certa perplessità. Davvero il fiorentino aveva potuto citare nella Commedia proprio quel Monte che ci accingevamo ad ascendere?

Poi man mano che la salita si fa più ripida e che il sentiero procede con tornanti che sembrano risalire a spirale il cono del Cacume quella citazione ci torna in mente e ci appare meno improponibile. 

D’altra parte la Treccani informa che quei versi sono piuttosto controversi e che la loro interpretazione non è affatto univoca. Infatti qualche critico dà alla parola Cacume il significato di cima e quindi si starebbe parlando della vetta del Bismantova.

Tuttavia l’interpretazione preferita dalla Treccani è quella di E. Ricci: “Dante ha riportato una sua impressione visiva del Cacume, intendendo porre l’accento non sulla reale inaccessibilità del monte, ma sullo stupore che la sua vista desta al viandante”. E poi pare che il poeta fosse stato ad Anagni,  località da cui il nostro Monte è ben visibile.

E chi siamo noi per non accettare l’opinione preferita dalla mega Enciclopedia?

Se Dante cita il Cacume nel Purgatorio, per uno dei tre ragazzi che incrociamo sul percorso, la salita è un vero inferno. “Ma nun putevu resta dentru u lettu?”. Il poverino, un po’ sovrappeso e con scarpe da ginnastica non proprio adattissime al terreno arranca sul pendio con un bel pacco sotto al braccio. “Sono birre” si confessa di fronte ad una nostra indiscreta domanda, ma quando arriviamo sulla cima i tre prendono possesso di una panchina del piazzale antistante alla chiesetta e fanno comparire cibarie varie. Il pacco delle bevande non è piccolo, ma anche gli alimenti non scarseggiano. Con tutto quel ben di Dio, puoi pensare di bere solo acqua?

In cima ci fermiamo poco, fa freddo e le nuvole sono minacciose: ci si copre, qualche foto, un biscotto, un mezzo panino, una carota, un frutto. Un po’ intirizziti si sviluppa la seconda puntata di quella che può diventare una vera e propria serialità per le gite Arcoiris: la banana, la sua buccia e lo smaltimento. Nella precedente “puntata” si è scoperta la nocività dell’abbandono della perfida buccia, oggi si sviluppano sensi di colpa e accuse. Bufera su Natalino! Pochi minuti e ridiscendiamo fino ad un bel prato verdissimo.

Il percorso è agevole, gli specializzati in battute hanno agio a dar sfogo alla loro indole. Uno degli ultimi tratti di sentiero è un vero e proprio torrentino e così capita di ascoltare: “attenti guada dove passi”.

Avete capito cosa vi siete persi?

Luciano B.

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