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Resoconto Isola d’Elba

Marina Conti

mconti

Isola d’Elba : “Un pesce a fior d’acqua” : 11 – 12 – 13 ottobre 2019

Corbezzoli!! Che bella gita!!

Non posso tralasciare questo titolo trovato da Tonino, e non solo per rispetto dell’incarico che ricopre, hai visto mai che comincia a scrivere anche lui?! È vero che la professoressa Busetta dice che il titolo è l’ultima cosa da pensare……..ma perché mettere limiti alla creatività?!

A proposito di insegnanti, cambiamenti e creatività questa volta siamo partiti tutti insieme su un pullman da gita scolastica alla volta di Piombino.

L’ arrivo in traghetto a Portoferraio con la luce della sera è molto suggestivo, sembra quasi che la terra, in quel porto, ti accolga in un abbraccio di benvenuto. Anche lo sbarco è tranquillo ….finché non comincia ad essere chiaro che il pullman, che c’era sembrato tanto comodo, è troppo grande per le strade tortuose, strette e buie di un’isola e infatti dopo più di qualche curva che distrugge lo stomaco di Lucilla e fa agitare  più di qualcuno,  si incaglia, tanto per rispettare il contesto,  e non ne vuol sapere di muoversi né avanti né indietro……..e allora tutti a piedi con zaino e bagaglio fino all’albergo, mentre un gruppo di noi resta a dare una mano all’autista… In albergo ci aspettano già con un po’ di nervosismo e quando chiediamo di conservare le pietanze al caldo per i “nostri uomini” ci rispondono testualmente “andateli a chiamare perché noi dobbiamo chiudere la cucina “Che cosa?! Trattarci così?!” Gabriella con molto modo dice che c’è stato un problema e Henriette   precisa che là fuori non si stanno divertendo ma già i camerieri si sono girati senza neanche ascoltare!! Dovreste vedere come s’inalberano le donzelle!! Ah sì?! Allora: primo non ci veniamo più (?!) secondo: facciamo una bella lista che va dal capo dei maleducati al più simpatico così gli rendiamo la pariglia, terzo: chissà se nel cestino del pranzo ci metteranno un po’ di garbo? Comunque alla fine arriva la soddisfazione: il pullman è arrivato, un po’ ammaccato, grazie ad una soluzione creativa fatta di tavole usate come leve……. “Embè mica stavano a farsi la permanente!!” Dice Gabriella – e qui ha esagerato – passi per Tonino……ma fare la permanente a Fernando la vedo molto dura!!! Alla consegna delle stanze scopriamo che abbiamo bisogno di essere accompagnati e camminare un po’. Ancora?! Insomma, in una serata abbiamo inventato un nuovo sport. E’ lo spot-trekk: breve, poco dislivello, con bagaglio al seguito e zaino in spalla.

Sabato arrivano le nostre guide.  Due ragazzi toscani che raccontano passato e presente dell’isola con partecipazione e che parlano di futuro e di progetti con convinzione e qualche speranza…Cominciamo subito a sperimentare la meraviglia. Tiziana ha visto un muflone nella pineta e saltella da un sedile all’altro del bus con gli occhi sgranati dall’entusiasmo……….. da Marciana facciamo un sentiero che è stato nell’antichità una importante via di comunicazione del versante occidentale dell’isola. Attraversiamo la cittadina dove troviamo anche un murales che raffigura Napoleone, vero protagonista della storia di questo luogo. L’imperatore passò qui dieci mesi in esilio lasciando, nonostante il breve periodo, una memorabile impronta. Dopo la Fortezza Pisana imbocchiamo il sentiero della Via Crucis e devo dire che, nonostante in questo frangente il nome un po’ ci inquieti, ci riserva un’esperienza strepitosa. Fin tanto che saliamo i panorami e le spiagge che vediamo sono bellissimi e l’isola mi pare abbastanza protetta dalle gravi speculazioni edilizie che spesso hanno distrutto i nostri territori. Dall’alto possiamo ammirare una spiaggetta deliziosa, un vero e proprio nido. La chiamano “Spiaggia Paolina” in onore della sorella dell’Imperatore, nota donna di mondo che nel godersi la vita non era seconda a nessuno. Proprio per questa sua capacità era venuta sull’Isola, con un seguito di ambasciatori, intellettuali e nobili, per allietare il doloroso esilio di suo fratello, trasformando così l’Isola in una vera e propria corte reale.  Non a caso, a Napoleone si deve la bandiera dell’isola. Anche le sue due residenze furono riallestite per ospitare persone così importanti e altolocate e tenervi feste e balli. Intanto noi saliamo attraversando un boschetto di erica verde chiaro alta quanto me, camminiamo fra castagni secolari con dei ricci d’un verde così intenso che ci fanno desiderare di mangiare castagne, lecci pieni di piccole ghiande verdissime e sotto i piedi non solo sottobosco umido con funghi e ciclamini, ma sabbia. I corbezzoli hanno raggiunto il massimo della loro fioritura e ci offrono il meglio dei loro colori dal bianco dei fiori al rosso dei frutti (l’albero d’Italia lo chiamano – dice Alessandro –  infatti contiene i colori della nostra bandiera) e quanti ce ne siamo mangiati!!! Qualcuno ad un certo punto si è preoccupato degli effetti di una tale scorpacciata……..ma è stato un attimo……..gastroiris non mente mai!! Intanto siamo arrivati al Santuario della Madonna del Monte, il più antico dell’isola, dove c’è una bella fontana di granito, due antiche nivere e dove “il genio immortale” ha soggiornato nell’estate del 1814 con una Maria, molto più terrena. Arriviamo al Masso dell’Aquila, rifugio sottoroccia già abitato nella preistoria, che è davvero un grande masso sospeso tant’è che dobbiamo lasciare gli zaini giù per salirci ma d’altra parte …. come potevamo perderci la vista eccezionale su tutta la costa nord e sulla baia di Sant’Andrea con quel paesino piccolo piccolo laggiù?? La sosta pranzo – per tener fede alla meraviglia – è allietata da due bianconi che danzano in cielo. Qualche salitella ancora e poi cominciamo a scendere lungo la Valle di Pomonte dove possiamo ammirare la parte occidentale dell’Isola dall’alto. La discesa è lunga e il sentiero è accidentato. La vegetazione completamente cambiata. Macchia mediterranea bassa, tratti brulli, vigneti abbandonati e fichi d’India scolpiti dal vento…al paese ci arriviamo un po’ provati…….

Il rientro in pullman è molto suggestivo perché si accendono le luci della sera. Il sole sta tramontando sulle scogliere e sulle spiagge di Fetovaia (forse i delfini venivano a partorire qui…), Seccheto, Cavoli e, fra cielo e mare, riusciamo a vedere Pianosa e Montecristo.

La domenica partiamo dalla spiaggia della Biodola dove quest’anno si sono riprodotte le tartarughe per la prima volta dopo tanti anni. Alessandro ci racconta che il proprietario dello stabilimento, quando ha visto i bambini tirare su con la paletta le tartarughine, ha chiuso tutto permettendo così la schiusa delle uova e la protezione dei piccoli. Saliamo un po’ all’interno di una pineta dove scopriamo “il telegrafo di Napoleone”, un sistema di comunicazione all’epoca estremamente innovativo, un telegrafo ottico a bracci articolati con cui comunicava con tutta l’isola e pure con la costa. Pare lo usasse anche in battaglia per i collegamenti fra le truppe.  Cominceremo la nostra camminata da Viticcio verso il promontorio dell’Enfola.  Il sentiero è molto bello e panoramico ricco di testimonianze storiche della Seconda Guerra Mondiale. Al centro del Golfo c’è un bel bar che non manchiamo (!!!) ma c’è anche una antica tonnara trasformata in sede del Parco dell’Arcipelago Toscano.

L’autobus ci raccoglie e ci porta a Portoferraio, si mangia sparsi e si affronta la traversata sempre con le suggestive luci serali. Sulla via per Roma, Assunta e Massimo provano a coinvolgerci in una sfida canora ma il risultato e poco convincente…….siamo stanchi ma……..corbezzoli……..stiamo già pensando alla prossima isola…….Pianosa? Capraia? Mai mettere limiti alla creatività, quando si tratta di iniziative arcoirisiane!!!

Rossella

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