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Veio – III Martius MMDCCLXXII ab urbe condita

Marina Conti

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La prima uscita di Arcoiris, dopo l’avvio istituzionale della stagione 2019 formalizzato a fine gennaio in quel di Mandela, è un viaggio nel tempo e nella Storia che si svolge ai margini geografici, seppur entro i confini amministrativi ,  di questa nostra magnifica città  che, nonostante tutto, rimane sempre in grado di offrire scorci naturalistici e suggestioni culturali inaspettate. 

I primi tepori primaverili hanno accompagnato il risveglio dal letargo invernale, dei prodi Quirites  giunti in ordine sparso, dai loro acquartieramenti, al punto di partenza del borghetto medioevale di Isola Farnese. Già qui, in questo piccolo agglomerato di antiche case costruite a ridosso del castello baronale del XIII secolo (già proprietà degli Orsini, poi dei Farnese ) si fa fatica a pensare di essere ancora all’interno di un quartiere di Roma, eppure è così.

Il nostro ”cicerone” ( anzi ad essere precisi il nostro Tito Livio ) oggi è Giuseppe che ha sapientemente e originalmente accompagnato tutta l’escursione leggendo, o meglio, declamando, con enfasi e passione brani del grande storico Latino  tratti dalla monumentale opera Ab Urbe condita, in particolare laddove si narrano le mire espansionistiche della quasi neonata Roma nei confronti della etrusca città di Veio, culminate nella conquista di quest’ultima.

Eccoci quindi, come catapultati in un viaggio nel tempo, a percorrere sentieri di questo meraviglioso Parco Archeologico regionale, iniziando dalle rovine  del Santuario di Portonaccio con il suggestivo tratto di basolato romano e gli scavi, in parte anche ricostruiti, delle varie zone sacre.

Proseguiamo attraverso saliscendi di collinette tufacee e lungo il percorso non è raro imbattersi in zone funerarie, come ad esempio la Tomba Campana e necropoli ben descritte dalla tabellonistica ben posizionata lungo il sentiero.

Il sentiero è vario, si attraversano boschetti ed ampi pianori erbosi, piccole gole solcati da fiumi meno conosciuti  del biondo Tevere,  ma non meno famosi per le vicende storiche dell’epoca , in particolare il Cremera, importante via di comunicazione tra Veio e la vicina alleata Fidene. Non mancano le opere idrauliche come il sorprendente Ponte Sodo, galleria scavata per far defluire le acque del fiume.

Ma il Parco di Veio non racconta solo le antiche vicende che hanno visto fronteggiarsi Etruschi e Romani. Proseguendo la nostra passeggiata nella Storia, con un balzo di oltre un millennio ci ritroviamo catapultati  a percorrere anche lunghi tratti della parte finale della Via Francigena, e passeggiando tra scorci panoramici tipici della  campagna romana, greggi di mansueti ovini, filari di alberi si ritorna al punto iniziale di partenza della nostra bella escursione.

Luciano C.

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