Nessuna come te – I suoi resoconti

16 aprile 2016 – Anello intorno a Camerata Vecchia

Cari lettori di ARCOIRIS, dovete sapere che tanti e tanti giorni fa e precisamente sabato 16 aprile era una bellissima giornata di una prima primavera e cioè una giornata di sole con un bel venticello fresco fresco, tanto gradevole dopo l’inverno troppo mite, quella primavera che si muove quando il tempo cioè può anche cambiare da un momento all’altro: a me piace tanto anche così…!

Insomma ci siamo trovati a largo della Primavera la mattina alle otto: c’erano Luciano e Lucilla e poi ancora Luciano e Isabella, c’erano le sorelle Carlomagno, Anna e Antonietta, e c’ero io che vi racconto.

E corri corri con le nostre macchine come il vento, siamo arrivati a Camerata Nuova: però Camerata Nuova mi raccomando, come precisava un bambino in una classe alle elementari della maestra Antonietta che andava dai parenti al paesello a passare le vacanze, distinguendo con orgoglio e dignità il suo piccolo universo dall’altra Camerata, quella vecchia.

A Camerata troviamo anche Peppe e Patrizia che ci aspettano per la nostra rumorosa colazione al bar del paese dove Luciano incontra una sua vecchia conoscenza, oggi sindaco del paese e così con il saluto delle istituzioni inizia la nostra escursione.

Luciano ci guida lungo un anello, percorriamo in parte sentieri e in parte carrarecce, siamo nei monti Simbruini e saliamo dagli 800 metri del paese fino alle rovine, ma proprio rovine molto rovinate, della vecchia Camerata a 1.220 metri: Luciano ci racconta che qui appena un secolo e mezzo fa viveva la popolazione fin quando un devastante incendio distrusse il paese e fece sfollare tutti i suoi abitanti. Il papa di allora Pio IX promise di aiutare economicamente la costruzione del nuovo paese giù a valle ma poi sembra che si sia tirato indietro e i nostri abitanti, gente di montagna, chiamarono il nuovo paese Camerata Nuova invece che Borgo Pio Camerata.

Abbiamo camminato avvolti nel verde brillante e luminoso di questa stagione con tanti fiori, bellissimi ed eleganti nella loro semplicità; siamo passati davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie e siamo arrivati su un colle fino all’osservatorio astronomico di Prataglia: qui abbiamo pranzato con tanto di tavolo e panche di legno in zona pic-nic. Pennichella e poi giù per il nostro anello tra le solite piacevoli chiacchiere e un po’ in silenzio con i propri pensieri con le nuvole che ci rincorrevano senza mai seriamente volerci raggiungere.

E’ un resoconto che si è fatto attendere e non era ben sicuro di venire alla luce ma le notizie piacevoli sono tali anche in ritardo no? Oggi è 12 maggio e con molti di voi ci vedremo nei dintorni di Siena a fine mese.

Un caro saluto a voi tutti.

Nadia


15 febbraio 2015 – 60 PERSONE E FORSE PIU’ – CENTOCELLE

Eccoci qua cari di Arcoiris, dopo svariate mail organizzative e una documentazione ricca e interessante non poteva mancare il nostro tradizionale resoconto: con notevole ritardo ma per ricordare insieme a chi c’era e per raccontare a chi non c’era della nostra passeggiata a Centocelle accompagnati e guidati da Caterina: una passeggiata di ben 7 chilometri come ci hanno assicurato Caterina e Massimo che l’hanno preparata dopo accurati sopralluoghi.

Come avrete saputo dalle mail che hanno preceduto l’evento il gruppo era di ben 60 persone e forse più.

Il cielo era plumbeo e c’era un vento fresco, ma Centocelle si è rivelata come una periferia piena di storia e di dignità.

Il parco di villa De Santis e lì vicino il parco archeologico di Centocelle, da dove abbiamo iniziato, ci raccontano con i loro resti, di una via Labicana (oggi via Casilina) dove, al tempo degli antichi Romani, la vita si svolgeva tra ville, terme, catacombe, residenze militari e ancora nel Medioevo tenute agricole: non so a voi ma a me fa sempre un certo effetto stare ad osservare la vita che si svolge oggi negli stessi luoghi dove in tempi passati vivevano altri uomini e altre donne, dove scorrevano altre esistenze tra strade e campagne. E da questo punto di vista questo quartiere è tutt’altro che anonimo e insignificante.

E cammina cammina tra chiacchiere e saluti, tra nuove conoscenze e una sosta al bar oltre a un’ordinata fila alle toilette, abbiamo sottopassato la via Casilina e la linea del tranvetto, perché così noi del posto abbiamo sempre chiamato con un certo affetto, il trenino che ha il suo capolinea alle Laziali di Roma Termini.

Siamo così arrivati alla stazione della nuova Metro in viale Togliatti che proviene da fuori città e cioè da Pantano nel comune di Montecompatri: come sappiamo la sua costruzione è stato proprio un parto difficile e doloroso ma questa linea è bella e tecnologicamente moderna e noi speriamo che presto ci farà raggiungere S.Giovanni e ci collegherà alle altre linee metro di Roma.

Continuiamo a spasso dentro al quartiere davanti a un monumento della Resistenza, perché in questa piazza non c’è solo la targa sul muro di un palazzo con i nomi dei partigiani morti in queste vie: qui dal ’43 alla Liberazione la storia s’è fatta ogni giorno e ogni notte vigilando e combattendo mentre ognuno faticosamente e coraggiosamente viveva sperando tornasse presto la pace.

Ancora per vie e piazze che per gran parte sono state disegnate e hanno preso forma dopo la guerra e soprattutto negli anni 50 e 60 con nuove palazzine, tra gli orti e i campi coltivati che ancora c’erano: già perché dimenticavo di dirvi che a Centocelle non ci sono palazzoni e il cielo si vede meglio.

Ai romani che ci abitavano si aggiunsero così altri italiani, dalla Calabria, Sicilia, Abruzzo, Marche e dalla vicina Ciociaria e oggi ancora sono arrivati e abitano in quartiere famiglie di indiani, rumeni, cinesi e africani.

Poi è stata la volta di Gualtiero in piazza dei Mirti che ci ha raccontato con i suoi versi a tratti intimi e divertenti di quando da studente il tranvetto delle 7 e 23 lo portava a scuola, incredibilmente pieno e traballante fino al centro di Roma oppure più semplicemente …..a Roma.

Questa passeggiata insieme mi ha fatto ricordare che io sono arrivata a Centocelle con la mia famiglia quando avevo otto anni, le case qui costavano meno e così i miei genitori sono diventati, seppure faticosamente, tra risparmi estremi e cambiali puntuali come orologi, proprietari di un appartamento ….e quando era la scadenza i nonni ci aiutavano un po’ perché sennò i soldi non bastavano per fare la spesa.

Non saprei definire bene che effetto mi facesse quell’immagine enorme di quel santo dipinto sulla facciata della chiesa di san Felice, certo mi inquietava un po’ con quegli occhi che sembravano fissare chiunque capitasse da quelle parti.

In quegli anni a Centocelle si costruiva tanto e velocemente e, come spesso accade, servizi e infrastrutture non erano sempre efficienti e adeguati: spesso io e la mamma, appena i rubinetti di casa non davano più acqua, dovevamo correre alla fontanella vicino casa con recipienti vari ma per quanto lasciavamo tutto e ci sbrigavamo, la fila in strada era già abbastanza lunga.

E quante chiacchiere, quante riflessioni, quanto stare insieme di ritorno da scuola e poi per tanti anni ancora: con Caterina da 49 anni tra queste strade: io non ho avuto esperienza di paesi o piccole comunità però sono contenta di essere cresciuta in un quartiere che per certi versi è stato ed è un po’ paese….e in senso buono!

Ci siamo salutati tra gli alberi e le panchine del forte Prenestino: qualcuno ha finito qui la passeggiata ma in 40 abbiamo raggiunto il “Quagliaro” trattoria famosa per le quaglie arrosto e altri buonissimi e ben cucinati piatti tipici romani: c’eravamo solo noi nel locale ma non è finito tutto a tarallucci e vino eh no, non è nel nostro stile…..!

Nadia


Sabato 10 maggio 2014 E – Al Rifugio Pesco di Ioro. Dai Prati d’Angro per il Vallone Acquario

Eh sì, cari tutti di Arcoiris stavolta è stato decisamente più facile per me salire con Andreas al rifugio Pesco di Iorio (o Jorio fate voi anche perché le varie fonti consultate non sono univoche), piuttosto che trovare tempo e tranquillità per rendervi il giusto resoconto. Era ormai il dì di sabato del 10 maggio dell’anno 2014, erano dieci, non erano propriamente giovani e va beh! diciamo mediamente forti, però si ritrovarono a Villavallelonga, il nome decisamente troppo lungo per un paese piccoletto se pensiamo a quanto è grande Roma, appena quattro lettere R-O-M-A: il pensiero va a Ugo e Massimiliano e al nostro caro e grande Massimo Troisi. Insomma da R-O-M-A, largo della Primavera, siamo partite in cinque Patrizia, Nadia, Paola e due new entry Barbara e Stefania, conosciute qualche giorno prima da Rocco che abbiamo invece trovato al secondo appuntamento a Villa Valle Longa insieme a Andreas, Benedetto, Annamaria e Eugenio proveniente da Pescara. Se consideriamo le escursioni di Arcoiris annullate in questa primavera per il maltempo, potete pensare che gioia per noi tutti del gruppo ritrovarci in una giornata con un bel cielo azzurro azzurro, una quantità di fiori che da tempo non vedevano l’ora di sbocciare. Abbiamo camminato dapprima nel bosco di faggi immersi nel verde brillante delle loro foglie nuove dapprima più folte e man mano che salivamo più piccole e rade perché ai primi di maggio 300 metri fanno la differenza per il ciclo della natura! Finito il bosco ecco ancora la neve sul sentiero che ci ha costretti a camminare con un po’ più di attenzione oppure a evitarla con percorsi fantasiosi e un poco più faticosi. Andreas sempre per primo, ogni tanto si fermava e dall’alto come un camoscio che si staglia verso il cielo ci controllava e ci consigliava per i passaggi migliori. Abbiamo raggiunto e oltrepassato il valico dell’Aceretta e ci siamo fotografati in pieno sole proprio là dove qualche anno fa, sempre con Andreas, ci siamo fotografati con le mantelle in versione piovosa. Un po’ in discesa e poi ancora su fino al rifugio di Iorio dove abbiamo trovato degli escursionisti di Latina che stavano cuocendo una pastasciutta con un improbabile sugo di tonno. Dopo il riposo e il pranzo la discesa, sempre con un bel sole e un venticello fresco, scendendo sempre nel bosco fino alle macchine in zona pic-nic dove abbiamo concluso come? Indovinate un po’? Con la merenda offerta come sempre da Andreas: vino rosso, pane, porchetta e salsiccette.

Che dire cari i miei lettori di questa bella scorpacciata oltre che di vino e porchetta anche di chiacchiere, risate e di tanta bellissima natura? Come nella vita ogni lasciata è persa.

Un dato in evidenza – la mattina Eugenio come detto sopra veniva da Pescara però a fine escursione è tornato con il gruppo a Roma – Paola che la mattina è partita da Roma ha proseguito a fine escursione per Teramo – Sorge spontanea una domanda – ma Paola e Eugenio abitualmente si vedono in pianura?

Nadia


Sabato 13 aprile 2013 E – Monte Miglio. La valle del Giovenco nel Parco nazionale d’Abruzzo Lettura 5 Peppe

La giornata si preannunciava bella e mite, forse la prima dopo l’inizio primavera freddo e piovoso che ha messo alla prova le nostre forze e rabbuiato le menti. A largo della Primavera alle ore otto dello scorso sabato 13 aprile, mentre la città e il vicino Mercato rionale di Centocelle erano in piena attività, ci siamo ritrovate le sisters Anna e Antonietta Carlomagno, Nadia, non completamente sveglia, e Laura assieme alla sua nera cagnetta Laika che dopo un’escursione in montagna fa sempre un sacco di storie per risalire in macchina sfuggendo e ai richiami e ai tentativi di riacchiapparla della sua padrona. Tra una chiacchiera e un’altra durante il viaggio in macchina ci siamo ritrovate in men che non si dica a Ortona dei Marsi, puntuali alle 9.30. Andreas proveniente dalla sua residenza di Luco dei Marsi, ci attendeva comodamente seduto su una panchina all’entrata del paese, naturalmente in tenuta estiva e pantaloni corti (è il suo abbigliamento anche d’inverno): gli strappiamo il permesso per sorbire velocemente un caffè nell’unico bar aperto e ci riuniamo con Peppe, Patrizia e Katharina provenienti direttamente da Monteverde (quartiere di Roma). Come avrete fatto caso il gruppo Arcoiris di lingua tedesca (madrelingua o acquisita) era al completo: Andreas, Patrizia, Katharina e Laura con l’assenza della sola Alessandra che sicuramente sarà stata con Bruno in qualche angolo di Abruzzo. Alessandra e Bruno vi giunga il saluto affettuoso di Arcoiris! L’escursione è stata bellissima e neanche faticosa. Dalla cima del monte Miglio il panorama era a 360 gradi, le montagne con delle chiazze di neve, la Maiella bella e imponente e tutta coperta di neve. Un bel vento fresco mitigava il calore del sole (sempre grazie a Elsa). …e l’odore della natura, degli alberi e dell’erba tutto intorno a noi. Che altro aggiungere? Le foglie verdi che lassù stanno spuntando ora dai rami degli alberi e il cinguettare degli uccelletti che stanno iniziando le loro frenetiche attività primaverili. La descrizione è efficace? Vi sembra di esserci stati anche voi? Non proprio eh? Beh che dire? La prossima volta organizzatevi per venire perché, come sa bene ognuno di voi, ogni volta che non si cede alla pigrizia o ad altre scuse, si rimane contenti e carichi del beneficio che solo la natura riesce a regalare.

Un saluto a voi tutti e un grazie a Andreas ….. anche per le sue offerte alimentari (porchetta di Ariccia e salamini vari): lassù in cima al monte Miglio le abbiamo mangiate volentieri noi anche per chi non c’era.

Nadia


Sabato 22 e Domenica 23 settembre 2012 T – Sepino: questo luogo sconosciuto – Le montagne del Molise e la zona archeologica di Altilia (?)

Il passato archeologico di Sepino e il suo presente, cioè gli accadimenti dal 21 al 23 settembre 2012

da un’idea di Alessandra Alessandrini realizzazione di Nadia Pietrini regia di Michelino Napolitano produzione Archeoiris e EnoGastroris

Personaggi e interpreti di se stessi Il gruppo di Arcoiris (in ordine di apparizione a Sepino)– da Roma. Fernando, Gabriella, Luca, Nadia, Lucilla, Luciano, Peppe, Antonietta, Lamberto, Paola, Anna, Annarita, Francesca, Roberto. da Bari. Giuseppe, Antonella e la rossa Flavia (rispettivamente cognato, sorella e nipote di Paola) Michelino Napolitano – presidente della Proloco Erminio – il farmacista Cristina – l’archeologa Tommaso – la nostra guida per caso Gianni e Adriano – fratelli tra loro e componenti del gruppo CAI di Sepino Domenico – studente universitario di Campobasso Carmine De Dona – il proprietario della nostra casa Michele Marinelli – la guida (non per caso) dell’oasi di Guardiaregia ……e inoltre il presidente dell’associazione dei Tratturi la signora del negozio di alimentari con il marito il barista raccoglitore di funghi porcini l’autista del pullmino (che pure lui di domenica se ne poteva stare per i fatti suoi e invece ci ha scarrozzato di qua e di là)

Appuntamento a Sepino venerdì 21 settembre nel pomeriggio/sera, cioè ognuno compatibilmente con i suoi impegni nel faticoso tentativo di uscire dal traffico della nostra amata/odiata bella Roma. E via verso una nuova avventura! Immaginatevi una cartolina: cioè più bello di una cartolina perché è realtà. Questo bel paesino nella provincia di Campobasso ci accoglie con la sua piazza illuminata nel crepuscolo con lo sfondo di un bel cielo azzurro/blu e soprattutto con il suo giusto ritmo di vita che ci avrebbe ritemprato il corpo e la mente da adesso e nei giorni successivi.

I quattro appartamenti che abiteremo in questo fine settimana sono situati tutti in un unico palazzetto nel vecchio borgo di Sepino, sono confortevoli e provvisti di ogni cosa utile sia nelle cucine che nelle stanze e nei bagni: che dormite in quel silenzio medievale; a proposito ma le campane della chiesa suonavano le ore anche la notte? Chi può dirlo di voi? Seppure è successo io non me ne sono accorta. La prima cena di venerdì? Indovinate un po’? abbondante e a Porta Tammaro. Baccalà come antipasto, condimenti di funghi e tartufi e ancora fino al caciocavallo arrosto e all’agnello. La seconda cena di sabato? Nella vicina Vinchiaturo? Ma estremamente abbondante no? Beh certo! Di giorno avevamo camminato (si deve dire così).

Il sabato appuntamento in piazza alle 8,30 e ci incamminiamo a piedi, forti di avere con noi Cristina, Tommaso e Gianni: la nostra archeologa ci parla dei Sanniti, dei loro insediamenti sul monte e dei loro assedi da parte dei Romani, della loro lingua osca di cui si trovano ancora tracce in alcuni dialetti del centro-sud, dei tratturi e tratturelli che eterni, sono ancora lì dall’Abruzzo attraversando Umbria, Molise, Campania, Basilicata e fino alla Puglia. Visitiamo insieme tra il verde i resti delle fortificazioni sannite, di pietra bianca che ci testimoniano con il loro fascino di vita e di accadimenti così antichi! E poi giù a valle il ricco e interessante sito archeologico romano di Altilia e sempre Cristina con la sua competenza e la sua elegante semplicità a farci notare sia i particolari che non avremmo rilevato che a darci una visione d’insieme più soddisfacente. Nel pomeriggio ad Altilia ci raggiungono Francesca e Roberto dall’ospedale di Campobasso, per via di una colica renale di Roberto, e la famigliola da Bari. La domenica con le nostre guide/balie Tommaso e Adriano veniamo prelevati con il pullmino della scuolabus insieme alla nostra maestra Antonietta che è pure molisana e che con occhi, voce e il suo dito autorevole ci fa capire come si tiene un gruppo di bambini o di adulti, non c’è una gran differenza. Il pullmino ci deposita all’inizio di un’altra bella passeggiata e, sotto lo sguardo vigile del monte Mutria e dopo aver incontrato i Tre Frati e cioè dei bellissimi ed enormi faggi secolari, eccoci all’appuntamento con Michele Marinelli dell’Oasi del WWF di Guardiaregia-Campochiaro: la seconda oasi per estensione in Italia e Michele con la sua pacatezza e la sua passione ci parla di orchidee, farfalle, salamandre, maestosi rapaci e anche del profondo abisso, della gola scavata dal torrente Quirino che si apre alla nostra vista in tutta la sua bellezza. Prima riflessione: siamo stati felici di aver scoperto la bellezza del Molise, e in particolare di un pezzo d’Italia che nessuno di noi conosceva: proprio incredibile, a poco più di due ore di macchina da Roma!

Seconda riflessione: i nostri amici di Sepino devono amarla molto la loro terra e hanno nella loro cultura molto vivo il senso dell’ospitalità: non avrebbero potuto altrimenti accoglierci come hanno fatto con l’accortezza e la semplicità che ci hanno dedicato per due giorni. Di questo ci eravamo rese conto io e Alessandra quando venimmo a Sepino nel giugno scorso e nelle telefonate successive con Michelino della Proloco e con Erminio (farmacista ed escursionista): che a settembre non saremo stati soli. Grazie popolo di Sepino

Nadia


Sabato 1 e Domenica 2 ottobre 2011 T – Una vecchia signora, coi fianchi un po’ molli. Trekking urbano a Bologna

È sempre buffo e comunque piacevole quel momento in cui ci ritroviamo l’uno dopo l’altro nei corridoi o nelle adiacenze di un albergo in una città che non è la nostra: scoprire che ci sei anche tu, eh si, ci sono anch’io: ci godiamo così i sorrisi, i saluti, i baci, gli abbracci e inizia un’altra piacevole avventura insieme. Stavolta è il 30 settembre, siamo a Bologna, il tempo è splendido e naturalmente Elsa la tesoriera c’è, ma non ci pensa da lontano, stavolta anche fisicamente è con noi.

Siamo arrivati chi in treno e chi in macchina, qualcuno dalla mattina e qualcuno nel pomeriggio, con comodo o appena prima di cena, capirete bene eravamo 31, dico trentuno partecipanti e siamo scesi, eh sì carissimi amici che non c’eravate, siamo scesi al Savhotel non proprio in centro storico ma a 10 minuti di percorso bus dalla stazione, albergo a 4 stelle, nuovo, moderno in un quartiere pure nuovo e in parte rinnovato dove abbiamo avuto l’ennesima prova che l’urbanistica anche se moderna può esprimere bellezza e armonia.

Chi ha approfittato e ha incontrato amici bolognesi il venerdì, chi nella giornata di sabato, chi su a S. Luca la domenica mattina e chi prima della partenza dalla stazione di Bologna Centrale: ma quanti amici ci sono in questa città generosa e simpatica!

Si mangia vicino l’albergo, da Snoopy, no non cibo per cani ma una gustosa cena e non poteva essere altrimenti: in un tavolo subito dopo l’entrata abbiamo salutato un bimbo nato da pochi giorni che gustava beatamente il latte dalla sua mamma.

La mattina, dopo (che ve lo dico a ffà?) un’abbondante colazione, con il bus arriviamo in centro siamo tanti ma non abbiamo paura di perderci perché, come dice Dalla, nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino, appunto, neanche un bambino, perché invece qualche adulto ogni tanto Luciano e Lucilla dovevano recuperarlo.

Con le narrazioni di Luciano, i profili di personaggi storici delineati da Claudio e la voce di Caterina che ha interpretato alcune letture scelte abbiamo iniziato a conoscere, riflettere, ragionare, ricordare, soffrire, ammirare e a respirare insieme alla città, ai suoi abitanti, alla sua storia, attraverso tante epoche, camminando sotto i suoi portici o fermi ad ascoltare immaginando lo svolgimento delle vite degli altri e di fatti passati o recenti.

La battaglia a Porta Lame nel novembre del ’44 tra nazifascisti e centinaia di partigiani, la figura illuminata e colta del cardinale Lambertini nel ‘700, il sindaco Dozza, sindaco a Bologna dal dopoguerra al 1966, i canali di Bologna, costruiti nel medioevo e che tuttora scorrono sotterranei, ancora visibili in rari punti e quasi nascosti tra palazzi e vicoli.

Il significato, il valore della comunicazione di Radio Bologna negli anni dell’occupazione durante l’ultima guerra e nel 1974, prima radio libera in Italia. E ancora i brani esilaranti di Stefano Benni e la poesia di Guccini ci sembrano riecheggiare sotto i portici e nelle piazze e non solo in via Paolo Fabbri 43. E il coraggio di un grande partito che con fatica e speranza cambiò la sua storia alla Bolognina.

Possiamo non rivivere i momenti che abbiamo dedicato alla strage di Bologna davanti alla stazione ferroviaria con quell’orologio fermo con determinazione alle 10,25? Oppure la visita al museo di Ustica dove, grazie all’installazione di Boltansky e attraverso l’arte, si avverte quasi la presenza fisica di tutti coloro che persero la vita in fondo a quel mare così bello? No, non dobbiamo e d’altronde non potremmo non ricordare perché tanto quei momenti stanno dentro i nostri cuori e dentro le nostre menti e solo per uno strano pudore a volte non emergono.

Domenica mattina – ore 9: si torna in azione ed eccoci pronti, in una città a quest’ora ancora silenziosa e sonnolenta, per un altro giro e altri incontri interessanti: lo sapevate che il grande Mozart sostenne un importante esame presso la prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna e che il nostro triste e malinconico Giacomo Leopardi visse in questa città il periodo più sereno e più felice della sua vita?

Abbiamo sostato un momento davanti a una bella villa nel verde, casa di riposo per artisti drammatici intitolata alla mitica Lyda Borelli e Guerrino, attore più o meno drammatico, in posa anche qui per qualche foto valutando il posto come possibile sua residenza futura.

….e noi tutti su lungo il portico di S.Luca verso il Colle della Guardia: dislivello ben 250 metri s.l.m.e tanto sudore.

Insomma Bologna ci ha accolto con generosità e simpatia, con eleganza e abbondanza ma senza esagerare, ci ha ribadito, questa bella città piena di arte e di storia, l’importanza del vivere civile, la cura del bene comune, la sua dignità attraverso le sue vicende e il suo coraggio, che poi sono dignità e coraggio di chi l’abita e l’ha abitata nella quotidianità e negli eventi importanti.

Arrivederci cari amici, grazie della nostra compagnia, pensando ad altri momenti belli insieme.

Nadia


Domenica 10 giugno 2007 – Alle pendici del Velino. Al rifugio Sebastiani da Campo Felice per la valle del Puzzillo

Con una esatta settimana di ritardo sono qui a raccontarvi che la scorsa domenica 10 giugno, ha avuto luogo, come previsto dal calendario di ARCOIRIS, l’escursione al monte Puzzillo e a Campo Felice. Il gruppo era composto dal nostro accompagnatore Piero, la bionda Rita romana di Borghesiana, il biondo Andreas italo-germanico che passa molto del suo tempo a Gallicano nel Lazio, e da me presidente d’associazione, mentre fino alla sera del sabato si dava per certa la venuta anche di Benedetto. Le defezioni questa volta sono state le più varie, i motivi vanno da impegni familiari, alla necessità di aprire e far prendere aria alla casa al mare fino a chi ha seguito la sua Diana marina al mare naturalmente (ecco dove sarebbe finito Benedetto!) – da indiscrezioni di chi ne sapeva di più. Cominciamo a salire la valle del Morretano fino alle pendici del Monte Pozzillo tra cavalli che pascolano e tanti fiori, per chi è interessato c’erano bottoni d’oro o ranuncoli di montagna, genziane e gli azzurri non-ti-scordar-di-me. Continuiamo a mezza costa e raggiungiamo il rifugio Sebastiani che abbiamo trovato aperto e gestito: siamo entrati e chi ti abbiamo trovato lassù? Rocco con la sua amica Mariangela, incredibile, senza appuntamento, incontrarsi in mezzo alle montagne!! Ci siamo trovati tutti d’accordo, (e quando ci capiterà di nuovo sui nostri Appennini la possibilità di una tale sosta durante un’escursione?) e così abbiamo lasciato ai rispettivi panini il ruolo di merenda o pranzo dell’indomani e abbiamo ordinato pastasciutta con sugo di spuntature di maiale, mentre Andreas ha preferito una più dietetica minestra di farro. E siccome i tempi di cottura erano un po’ più lunghi, proprio lui, non ci crederete, nel frattempo è salito e disceso dal cocuzzolo roccioso alle spalle del rifugio. Dopo le chiacchiere e un po’ di salotto a 2105 metri di altitudine con la famigliola che gestisce il rifugio, alcuni avventori escursionisti e il buon Rocco, abbiamo preso la strada del ritorno, stavolta verso Campofelice dove avevamo, prima dell’escursione e con saggezza logistica, lasciato la macchina di Andreas. Un po’ lungo il ritorno ma su una carrareccia molto comoda che ci ha permesso di gustare il bel panorama che avevamo tutt’intorno, sotto un sole pomeridiano ormai discreto e con momenti di silenzio non sempre frequenti durante le nostre gite (eravamo solo quattro e con andature diverse, Piero e Andrea davanti, Rita e Nadia dietro ma pur sempre a vista). Naturalmente il pensiero è andato ad Elsa che, tra grosse nuvole e qualche timida gocciolina d’acqua, anche questa volta ha vegliato da lontano su di noi e ci ha preservato dalla pioggia. Un saluto cari amici soci, sperando di vederci o a metà luglio a Campotosto o alla gita di Emma e Flavio la prossima domenica 24 giugno. In caso contrario un augurio di una buona estate e altrettante buone vacanze. Nadia


Sabato 11 e Domenica 12 ottobre 2003– Sui sentieri del parco della Maremma

Arrivano i partecipanti all’agriturismo Montegrappa venerdi sera tra le 19.00 e le 20.00. Alcuni decidono di cenare alla pizzeria di Alberese, mentre in otto cenano nella sala da pranzo dell’agriturismo con queste modalità: quattro (Cristiana, Alessandro, Francesca e Luca) occupano un’estremità del bel tavolo in legno massello gustando la cena della signora Luciana e altri quattro, (Peppe, Elsa, Caterina e Nadia, presidente di Arcoiris nonché accompagnatrice di questa gita), all’altra estremità del suddetto tavolo, gustano i loro panini portati da Roma innaffiati da vino rosso della casa: da cui la teorizzazione di Peppe in un’Arcoiris ricca e un’Arcoiris povera. La mattina del sabato mentre una pioggerella implacabile inizia a cadere, i nostri prodi 19 componenti il gruppo coraggiosamente pagano il biglietto d’ingresso al Parco della Maremma e, unici visitatori del giorno, salgono sull’autobus diretti in località Pratini, luogo d’inizio di tutti i sentieri del Parco, dopo una breve sosta nella locale ferramenta per l’acquisto, da parte di alcuni, di vestiario impermeabile. La giornata si svolge senza pioggia e con un vento freddo, effetto del supremo sforzo di Elsa che, pur senza sole, ci permette di goderci l’escursione fino ai ruderi della bella abbazia di San Rabano, recintata, ma con un provvidenziale buco nella rete che ci permette di penetrare all’interno; l’ingresso del presidente viene implacabilmente documentato fotograficamente e renderà probabile il suo impeachment per la rielezione per il prossimo anno 2004. La sera, grazie a Francesca che ci accompagna con il suono della chitarra, si canta a lungo e a “pieni polmoni”. Infine domenica, finalmente con il sole e con una temperatura quasi estiva, ci incamminiamo in mezzo a un’odorosa macchia mediterranea, verso la bella spiaggia di Cala Forno e passeggiamo lungo la riva del mare mentre i due coraggiosi Alessandro e Fabio tra gli applausi di tutto il gruppo fanno il bagno in mare. Il “fortunoso” ritorno, reso possibile gentilmente dall’autista del pullman di ritorno, con un provvidenziale ritardo di cinque minuti, si è concluso allegramente ad Alberese con i saluti alla signora Luciana e al marito e i ringraziamenti per le marmellate e i vari liquori di produzione casalinga. (Nadia)


Poesie di Gualtiero, dei trekking estivi, che parlano di Nadia

Ma per Tonino e Nadia – il fatto è certo –

ai riposanti sogni incantatori,

duro è il risveglio: è come un colpo, inferto

atti a lenir vesciche, guai e dolori

che il giorno prima (ahi che dannazione!)

aveano martoriato I’escursione.

“Nadia, datte ‘na mossa!” – fa Gualtiero,

mentre già il sole brilla lusinghiero.


28 agosto – 5 settembre 2004

Là Elsa si sfrega le dita,

qua Nadia assopita

‘n te fila pe’ gnente.

Avere paura quassù

non è bello.

poi la notte trapassa

tranquilla:

solamente gorgoglia

l’acqua da Nadia ciucciata,

quasi avesse una mano aggrappata

al seno materno;

e di ciò sta appagata.