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Camminare è fare la rivoluzione


numero 23 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk –ottobre 2022


Ex esploratore, fra i maggiori editori norvegesi, ma soprattutto grande camminatore, Erling Kagge ha pubblicato qualche anno fa un libro dal titolo intrigante: Camminare. Un gesto sovversivo (pubblicato in Italia da Einaudi nel 2018). Nato in una famiglia che non possedeva l’automobile ed abituato fin da piccolo a fare escursioni, non ha mai cessato di usare il camminare come strumento di conoscenza, sia che vada al lavoro a piedi, sia che faccia una passeggiata domenicale sia che voglia muoversi in un posto nuovo, magari per raggiungere l’aeroporto dall’albergo (cosa che non gli è riuscita a Boston, ma solo per barriere insormontabili: un fiume e una serie di gallerie automobilistiche lunghissime).

Ha camminato lungo la rete delle fogne di New York, a Dublino sulle strade percorse dal joyciano Leopold Bloom, a Los Angeles ha girovagato per quattro giorni, finché è risultato individuo sospetto e fermato dalla polizia.

Trascrivo qualche passaggio del volume, dove esperienze e ricordi personali si mescolano a riflessioni di scrittori, filosofi e scienziati.

La vita è una camminata, con le esperienze che facciamo in essa: «In sanscrito […] il concetto di passato è espresso con il termine gata, “quel che abbiamo camminato”, mentre il futuro si chiama anagãta, “quel che non abbiamo ancora raggiunto”».

Da quando l’uomo ha acquistato la stazione eretta è iniziata l’evoluzione del pensiero: «Il pensiero non è vincolato alla nostra mente ma è influenzato da tutto il nostro corpo. Quando muoviamo il corpo, spostiamo anche i nostri pensieri, le nostre emozioni, tutto si libera e circola».

Camminare è una scuola di sobrietà: «Camminare ha a che vedere con le piccole gioie. Più la camminata è lunga, più importante è viaggiare leggeri. Ma anche quando faccio una passeggiatina domenicale preferisco portarmi dietro solo lo stretto necessario. Un thermos, uno spuntino e una maglia in più. Mi ci sono voluti molti anni per capire che un quadratino di cioccolata è più buono di una tavoletta intera».

una camminata di sera in città

L’aspetto eversivo del camminare: «Il mondo è organizzato in modo da tenerci il più possibile seduti. […] Per governi e imprese è più facile controllarci finché siamo seduti. Camminare può rivoluzionare un’intera nazione. Quando leggo la storia francese, ho l’impressione che ogni rivolta sia cominciata con un gruppo di dimostranti che attraversava a piedi una città e raccoglieva pietre da terra, lanciandole contro finestre o persone. […] Il filo rosso tra le battaglie per i diritti dei lavoratori, delle donne e delle minoranze è un corteo di dimostranti».

E ancora su questo tema: «Oggi puoi vivere una vita in auto e dietro uno schermo, senza mai vedere le persone che vivono intorno a te. È pericoloso. Se i politici camminassero invece di arrivare con le loro belle macchine o volare in elicottero, forse prenderebbero decisioni più rilevanti per la gente. […] Cosa accadrebbe se i potenti fossero costretti a camminare quotidianamente in mezzo alla gente? […] le persone di potere si allontanano fisicamente dalla quotidianità degli altri o, per dirla con le parole di Kierkegaard: “I rapinatori e le élite si trovano d’accordo su una sola cosa: vivere nascondendosi”. C’è qualcosa di antidemocratico nel tenersi a distanza dalla natura, dall’asfalto e dagli individui sulle cui vite si decide. […] Se da lontano il mondo può apparire omogeneo, da vicino la mappa non corrisponde al terreno. Maggiore è la distanza tra chi decide e chi subisce le decisioni, minore è la rilevanza di tali risoluzioni per i destinatari».

Mi piace concludere la segnalazione così: «La vita dura di più quando cammini. Camminare dilata ogni attimo».

Erling Kagge, Camminare. Un gesto sovversivo, Feltrinelli, 2018, pp. 144. Per trovarlo in biblioteca, il consueto rimando al Catalogo Unico Nazionale.

Marina M.

2 Comments

  1. Cara mia Marina, oggi siamo andati a piedi da piazza mancini sul Ponte della Musica verso Prati. Quante volte ho girato da quelle parti in macchina o in bus. SOLO CAMINANDO A PIEDI mi sono resa conto di quanto le due sponde del Tevere, il quartiere Flaminio e Prati siano vicine. Il camminare non dilata solo il tempo ma talvolta accorcia anche le distanze.
    GRAZIE

  2. M. Le tue recensioni sono talmente interessanti che ho paura a leggere il libro perché questo potrebbe non essere all’altezza . Grazie

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