newsletter: Leggere fra le righe

Walter Bonatti, il Sogno verticale


numero 7 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – febbraio 2020


la copertina del libro

Un ricco e bellissimo libro, a cura di Angelo Ponta (Rizzoli 2016), che raccoglie foto, appunti, scritti, resoconti di uno dei più grandi alpinisti italiani anche se definire Walter Bonatti alpinista è forse riduttivo. Viaggiatore, esploratore, reporter, Bonatti ha segnato un’epoca e non solo per la vicenda legata alla salita sul K2. “Un solitario Dalai Lama“, lo definisce Paolo Rumiz ne La leggenda dei monti naviganti “ (Universale Economica Feltrinelli, 2011, p. 115), lontano dalle miserie della vita ma sempre capace di indignarsi con l’Italia e gli italiani“.

Dall’Introduzione di Michele Serra (pp. 5 e 6):

“Questo è un libro meraviglioso […]. È la stessa meraviglia che prova chi va in montagna o per mare quando un paesaggio, un vento, una luce, un piovasco, un passaggio di cresta, un’onda, il transito di una bestia, il salto di un pesce, il volo di un uccello spalancano dentro l’anima una specie di varco misterioso. Ė il varco che ci separa dalla natura, ovvero da ciò che cultura e civiltà ci hanno insegnato a domare, ma ci portiamo dentro come l’impronta stessa della vita”. […] “Non era un intellettuale ( o meglio: era un intellettuale del corpo come Whitman del corpo fu il poeta) ma scriveva bene, con il tenace orgoglio del quasi autodidatta” […] qui, in questo libro non è più Walter che ci parla, con la inevitabile mediazione del suo punto di vista su se stesso e sugli altri; è direttamente la sua vita a parlarci […]”. “[…] Bonatti diventa Bonatti molto presto […] senza mezzi economici, quando la parola sponsor neppure era stata pronunciata, viaggiando su corriere e trenini, fabbricandosi i chiodi e improvvisando l’abbigliamento”. “[nel libro] si respira a pieni polmoni la sensazione di un tempo ancora intatto, di vita che fiorisce, di un Paese nuovo e di occasioni. Le facce degli italiani attorno a Bonatti sono facce secche, non ingentilite dal benessere, come nei Trenta e nei Quaranta gli sportivi che nelle fotografie sembravano uomini fatti anche se avevano vent’anni. È un ambiente popolare, qualche amico-cliente viene dalla borghesia ma gli alpinisti ( come i ciclisti, come i calciatori) sono gente semplice […] non c’è immagine di quei ragazzi, di quei rifugi, di quegli incontri che non racconti la dignità, l’eleganza fatta di così poco dei nostri padri e delle nostre madri”.

Per trovare la biblioteca più vicina che possiede il volume, si veda sul Catalogo Unico Nazionale.

Luciano C.

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