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La busta di plastica


numero 15 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – giugno 2021


Da cosa si distingue un bravo camminatore da uno meno bravo? La risposta non è semplice, ma, in fin dei conti, basta controllare il suo zaino.

Il camminatore accorto e competente dedica tutte le attenzioni necessarie alla preparazione del proprio bagaglio. È fondamentale non dimenticarsi nulla di importante.

I giorni che precedono la partenza di un trekking comportano il tavolo di casa occupato da mille cose e, a fianco a queste, la presenza di tante buste. Piccole e grandi, semplici da supermercato e moderne con la chiusura a pressione.

buste, bustone, bustine

I vestiti per il cambio post-tappa dentro ad una, il pigiama in un’altra, gli indumenti intimi appallottolati in una bustina piccola. Poi ci vuole quella per le scarpe serali e quella per le ciabatte. È così che la massa informe dell’equipaggiamento da trekk inizia a prendere un ordine.

In effetti la busta di plastica coi suoi compiti di protezione dalla pioggia e di organizzazione del materiale è divenuta essenziale. Gli indumenti di ricambio possono essere raggruppati, le medicine però vanno sistemate a parte. Adesso poi, ci sono anche gli apparati tecnologici. Batterie, caricabatterie, cavetti, anche questi necessitano di una collocazione autonoma.

Insomma, il numero delle buste di plastica è proliferato. Dopo qualche esperienza disastrosa, si è affinata anche la scelta del tipo di busta. Se si va nei rifugi, occorre evitare la busta che, spiegazzata, fa un rumore bestiale e sveglia tutta la camerata. Le buste ecologiche poi si rompono subito, evitate di metterci un contenitore con l’olio o, altrimenti, il vostro zaino diventa come quello del nostro amico Gualtiero, unto più dei frantoi di Castelmadama.

L’elogio della busta di plastica però non si può chiudere senza qualche avvertenza.

busta in mare

«Se non ci pensiamo, se non ci fermiamo un attimo a riflettere, non ce ne accorgiamo, ma ormai noi “siamo” plastica. La plastica è in ogni cosa che facciamo, in ogni azione che compriamo, sui mezzi che usiamo e negli strumenti con cui lavoriamo. Nessun materiale permea le nostre vite più della plastica.» (*) così scrive Filippo Solibello. Di più, sul sito del National Geographic si può leggere del glaciologo Mariusz Potocki che sull’Everest, a 8.077 metri, ha prelevato campioni di ghiaccio pieni di minuscole fibre di microplastica.(**)

Dunque, usate le buste di plastica, ma non le disperdete e fate attenzione a riciclare, riciclare, riciclare, correttamente.

Luciano B.

(*) Filippo Solibello, Spam. Stop plastica a mare. 30 piccoli gesti per salvare il mondo dalla plastica, Milano, Mondadori, 2019

(**) https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2020/12/le-microplastiche-piu-alte-al-mondo-sono-state-trovate-vicino-alla-cima

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