newsletter: Taccuino di viaggio

Viaggiare a piedi


numero 8 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – aprile 2020


passeggiata nel Parco della Caffarella

Nella prima domenica di febbraio, Luciano ci offre una nuova opportunità: incontrarsi passeggiando per Roma, non troppo lontani da casa (per casa intendo la zona di Centocelle) in una giornata un po’ umida e grigia.

Camminare dentro il parco della Caffarella percorrendo un tratto di 5 km. Siamo in 17 e dopo i consueti saluti ci avviamo formando piccoli gruppi e coppie lungo uno dei tanti sentieri tracciati col calpestio quotidiano da piedi umani ed animali…

Da un po’ mi chiedo quale sia il senso del camminare, passeggiare, percorrere. Ha lo stesso significato in ambienti diversi, da sola o in gruppo? Con l’aiuto delle parole del libro di Robert Walser La passeggiata, vorrei mettere a fuoco diversi momenti vissuti durante le passeggiate.

sentiero nel bosco

“Un mattino, preso dal desiderio di fare una passeggiata, mi misi il cappello in testa, lasciai il mio scrittoio o stanza degli spiriti, e discesi in fretta le scale, diretto in strada… appena fui sulla strada soleggiata mi sentii in una disposizione d’animo avventurosa e romantica, che mi rese felice. Il mondo mattutino che mi si stendeva innanzi mi appariva così bello come se lo vedessi per la prima volta. Tutto ciò che scorgevo mi dava una piacevole impressione di affettuosità, di bontà, di gioventù.” (pg. 11).

Passeggiare come benessere fisico e psichico anche senza uno scopo preordinato. Andare per andare lasciandosi sorprendere dall’esterno e godere del tepore mattutino con una disponibilità d’animo pronta ad accogliere il nuovo come una porta di accesso verso l’interno della mente, delle forti percezioni sensoriali.

“[…] e in quel mentre ero fortemente assorto in ogni sorta di pensieri, perché sempre, quando si passeggia, idee, lampi di luce e luce di lampi si presentano e si affollano da sé per essere elaborati con cura […]” (pgg. 36, 37).

Per quanto, durante il cammino si cerchi di stare concentrato sul terreno, sul tragitto, la mente può sfuggire ad ogni controllo, volare verso preoccupazioni, ricordi, sensazioni e il pensiero staccarsi dal corpo. In effetti è un andare e venire tra pensiero e corpo. Se il sentiero è scosceso, scoperto e in pendenza, l’affanno del respiro rompe il ritmo del cammino e la fatica prende il sopravvento sulla voglia di proseguire. Basta, però, un piccolo tratto in piano per recuperare velocemente e riprendere il controllo sul proprio corpo. È un continuo braccio di ferro tra il resistere e l’abbandonare…come nei momenti cruciali della vita. A volte dei percorsi in montagna si possono paragonare a tratti della propria vita con salite, discese, ostacoli, inciampi, vedute luminose, improvvisi annuvolamenti, decisioni rapide da prendere.

“[…] proseguii e giunsi […] a una selva d’alberi. Un sentiero la attraversava serpeggiando con grazia sorridente, quasi maliziosa, ed io la segui compiaciuto. La strada e il terreno boscoso somigliavano a un tappeto. Là dentro c’era silenzio come in un’anima felice, come in un tempio, in un castello fatato […]. Di quando in quando un lieve rumore veniva a rompere la solitudine, la cara, deliziosa oscurità: un tonfo, un fischio o qualche altro sussurro, la cui risonanza lontana non faceva che rendere più percepibile la profonda quiete dominante […]” (pg. 39).

Che esperienza gratificante e appagante è attraversare un bosco! Il silenzio tutt’intorno genera una sensazione di ovattamento, le foglie sotto i piedi danno instabilità perché nascondono rametti, sassi provocano scivoloni; quegli alberi che con la loro altezza ti fanno sentire piccola creano fasci di luce, lasciano intravvedere pezzettini di cielo; la lontananza dalle strade e dai centri abitati elimina i rumori  e lascia i suoni del fruscio delle foglie e lo scricchiolio dei rami, dello scorrere di qualche corso d’acqua, del cinguettio degli uccelli. Leggere lo spazio camminando e permettere ai luoghi di entrare dentro in un rapporto di scambio.

“Tutt’a un tratto mi invase un indicibile sentimento dell’universo, e insieme, strettamente unito, un fiotto di gratitudine prorompente con forza dall’anima lieta.” (pg. 40).

Roma, 8 febbraio 2020

Antonietta

(Le citazioni sono tratte da Robert Walser, La passeggiata, edizione Adelphi, 1976).

1 Comments

  1. Cara Antonietta, grazie per le citazioni molto calzanti, di un post romantico tedesco (?), che dimostrano che tutti tendiamo all’infinito.

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