newsletter: Viva la curiosita

Tra i proverbi romaneschi che sto leggendo


numero 9 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – giugno 2020


Inauguriamo una rubrica dedicata all’attenzione (e tensione) curiosa che è propria di coloro che hanno attitudine a guardarsi attorno. Ma il tema ce lo spiega molto meglio Gualtiero, ispiratore della rubrica stessa e autore di questo primo articolo.

 Stavo in treno e leggevo un libro del poeta Cardarelli, un libro di pensieri, riflessioni, curiosità. A un certo punto lessi una frase che pressappoco diceva così (o così mi ricordo): “Si dice che la curiosità è donna, ma la curiosità è di tutte le persone, donne e uomini, vive e intelligenti, interessate a tutto quello che le circonda, interessate al prossimo, solidali. E siccome mi ritrovai in pieno in questa caratterizzazione, decisi di farne la barra del mio vivere. Roba di oltre mezzo secolo fa …

Ascoltami, ti prendo solo cinque minuti. Tra i proverbi romaneschi che sto leggendo, mi sono soffermato su alcuni e te ne voglio parlare. Questo dice: “Chi è duro de borsa, è duro de core”. E’ vero, non è vero? Sì e no. Chi non mette mai niente nella scodellina di chi ci pulisce il marciapiede sotto casa, anzi borbotta “ma vattene da ‘ndo sei venuto ‘nvece de rompece li coioni a noi, sembra duro di cuore. Ma se lo vedi uscire col cane, ti suggerisce tutt’altri pensieri . Innanzitutto il collare, del cane: non è di cuoio, ruvido, che quando la bestia fa degli strappi, risponde duro da fare male, strattonato com’è dal padrone. E’ invece morbido, foderato di soffice stoffa di lana; e anche ricamato con gentili delicati ghirigori. Ma è il resto che impressiona. L’abbigliamento varia con la stagione:  riscalda il cane d’inverno e, quando arriva il caldo, lo rinfresca. Ma non funziona così anche per noi umani? Io però i soli cani che da ragazzo ricordo erano quelli da caccia, agili e snelli, raramente al guinzaglio; e sempre nudi. I cani da diporto, tipo famiglia, non esistevano …

Se poi il cane incontra un confratello, i due si fanno le fusa (ma non era roba da gatti? Si, ma loro – cani e gatti – hanno imparato a convivere, a volersi bene, a scambiarsi messaggi comunicativi), si annusano, si strusciano; e, intanto, i due padroni si raccontano a vicenda le prodezze delle due bestioline: sono intelligenti, fedeli e festose (vedessi, quando rientro, le feste che mi fa!); e discreti (se porto un estraneo, ha imparato a rispettarlo).

Ho sentito qualche persona, anche di sesso maschile, richiamare il cane con dolcezza: “Amò dài”. Ma anche: “Dài a mamma”. E pure: “Dài a papà”. Mi scandalizzo? Penso: “Chissà la crosta di solitudine umana che avvinghia quella persona”. Certamente non sono persone dure di cuore. Ma se sento uno che, commentando la morte di un bambino negro trovato morto in una spiaggia turca, dice “Poveraccio, ma se ne poteva restà a casa sua che era meio”, mi dico che, se sei di cuore aperto con i cani e insensibile a un bambino che muore, sei disumano. E poi, perché in Italia tantissime persone hanno un cane, gli vogliono bene, ma la solidarietà, quella umana verso gli immigrati stenta ad affermarsi?

Sempre sui cani, senti quest’altro proverbio: “Chi nun sa che fa, pettini li cani”. Insomma, se hai tempo da perdere, mettiti a pettinare i cani. Proverbio antico, un tempo si diceva così, ma oggi non è più attuale. Oggi nel mio quartiere ho già contato tre negozi che fanno “toelette” ai cani. Quello di via dei Faggi su un cartello disposto all’entrata chiede con dolcezza alla padrona di un cane: “Hai prenotato il tuo cane per il bagnetto?” Carino, no? Insomma sembra che si sta riversando tutta la tenerezza, ogni attenzione alla buona salute dei cani, mentre spesso non siamo capaci di riversare affetto sulle persone. Sono queste le conseguenze di un regime sociale, che, procedendo a strappi fra una crisi e una pandemia, rende ognuno di noi più attento ai propri bisogni, trascurando, se non ignorando, i bisogni degli altri?

Ma non è che questa profonda ed enfatica chiacchierata l’ho fatta, perché non sento affetto per i cani?

Gualtiero

1 Comments

  1. A proposito di proverbi: “Una vita da cani” era una brutta vita, fatta di fame e bastonate. E oggi? Quanti poveracci vorrebbero fare una vita da cani!

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